Dal grande schermo alla televisione israeliana, per un festival di emozioni…
Dopo un anno intenso di lavoro, arriviamo all’ edizione di questo catalogo che speriamo vi accompagni per tutta la durata del Pitigliani Kolno’a Festival e entri nella vostra libreria vicino a quelli delle scorse edizioni. Pian piano, vedrete, potrete vantare un angolo della vostra collezione di libri dedicata al cinema israeliano. Molti tra voi ci seguono da anni, e questo è un grande incoraggiamento (che corrisponde a una responsabilità) nel continuare sulla stessa strada. Questo festival, nel corso degli anni, è diventato un mezzo attraverso il quale il nostro pubblico ha conosciuto la varietà del cinema israeliano. Quest’anno vi proponiamo anche la serie televisiva, che ha raggiunto livelli d’eccellenza.
Oltre ai lungometraggi, ai corti, ai documentari, e ai nostri “Percorsi ebraici”, ci saranno gli eventi con gli ospiti, i grandi protagonisti del cinema israeliano. Saranno i registi Tal Granit, Gidi Raff, Vincenzo Condorelli e Yael Rubinstein. In occasione della presentazione di A Film Unfinished di Yael Hersonski vi proponiamo un evento speciale dedicato alla storia e al cinema stesso. La direzione artistica incontrerà il pubblico per parlare delle produzioni indipendenti israeliane. Infine celebriamo i primi vent’anni della Sam Spiegel School di Gerusalemme con tre cortometraggi. Tutte le informazioni sui film e sulle sezioni le troverete come sempre nelle pagine che seguono. Vi diamo appuntamento in sala, e saremo con voi per tutto il viaggio del PKF2010. Buona visione!
Dan Muggia. Con una laurea alla Beit-Zvi Drama School, e un master in cinema alla N.Y.U. ( e diplomato alla Mandel School for Educational Leadership), Dan è stato un attore, ed oggi critico cinematografico, insegnante e curatore. Fino al 2004 ha lavorato alla Israel Film Service e dopo ha pubblicato il suo primo libro: 100 Film Masterpieces. Ha prodotto il documentario “Naomi’s Corset” di Gerard Allon’s, che ha riscosso successo in vari festival (tra cui il Jerusalem Film Festival). E’ stato managing producer del South Film Festival 2005 di Sderot, e membro della giuria al Docaviv International competition, al Jewish Experience competition del Jerusalem film Festival. Oggi Dan insegna cinema in Israele, al Sapir College e alla Beit Berl Art School.
Ariela Piattelli è nata a Roma, dove ha studiato al DAMS di RomaTre e si è laureata in Storia e critica del cinema. Oggi è giornalista e collabora con « Il Corriere della Sera ». In passato ha collaborato per alcune testate, tra cui « Il Giornale », l’agenzia Apcom (al desk di New York ) e la rivista di cultura ebraica « Shalom » di cui è ancora redattrice. Nel corso degli anni ha approfondito gli studi sul rapporto tra arti figurative ed ebraismo, e nei suoi numerosi viaggi in Israele è venuta a contatto con il cinema israeliano. Dal 1998 è consulente dell’Ambasciata d’Israele in Italia per iniziative culturali e festival cinematografici. E’ stata membro della giuria al Jerusalem Film Festival 2008 (per la sezione “Jewish Experience”) ed è curatrice insieme a Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann, del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica. Nell’ultimo anno ha prodotto alcuni eventi culturali tra Italia e Israele, tra cui il concerto di Idan Raichel Project a Roma (Piazza del Campidoglio, in collaborazione con Zètema) e l’anteprima italiana di “Seven Days” di Ronit e Shlomi Elkabetz, nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma.
5 ore da Parigi – Hamesh shaot mi’Paris
Yigal, un tassista israeliano divorziato e amante della musica popolare francese, sogna da anni di visitare Parigi. Ma Yigal ha paura di volare così si rivolge ad uno psicologo per superare la paura che gli impedisce di realizzare il suo sogno. Un giorno nella scuola di suo figlio, Yigal incontra un’insegnante di musica di origine russa, Lina, e se ne innamora. Anche Lina ha un sogno, fare la pianista e dare concerti. Tra i due nasce una tenera amicizia e Lina ricambierà presto i sentimenti di Yigal. Ma il ritorno in Israele del marito, che vuole portare in Canada con sé la moglie, minaccia il rapporto tra i due. Così Yigal si troverà, per l’ennesima volta nella sua vita, ad affrontare un fallimento, ma questa volta forse cambierà qualcosa…
5 ore da Parigi è l’opera prima del regista israeliano di origine russa Leonid Prudovsky ed è stato premiato come miglior film israeliano allo Haifa Film Festival 2009. Il film, sempre nel 2009, ha ottenuto un premio anche al Toronto International Film Festival. Il regista, che sta lavorando al suo prossimo lungometraggio, ha recentemente realizzato una serie televisiva per la tv israeliana, intitolata Trojka, che tratta di tre ragazzi israeliani di origine russa alle prese con la crisi dei trent’anni.
Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 90
Regia: Leonid Prudovsky
Sceneggiatura: Erez Kav-El e Leonid Prudovsky
Montaggio: Evgeny Ruman
Fotografia: Giora Bejach
Musica: Gavriel Ben-Podeh
Cast: Dror Keren, Elena Yaralova, Vladimir Freedman, MichaeI Warshaviak
Produzione: 2-Team Productions: Haim Mecklberg, Estee Yacov Mecklberg, Moshe e Leon Edery
Filmed by Itzhak – Zulam al yedei Itzhak (Ripreso da Itzhak)
Uno scatolone pieno di polvere. Altre piccole scatole gialle dentro. Una scritta che si ripete sopra ogni scatola: “Yitzhak”. Sono rullini di film 8 millimetri, ciascuno da tre minuti che, messi insieme, ammontano a dieci ore di materiale girato da Itzhak Rabin, un grande appassionato della cinepresa.
Gli anni Sessanta, un panorama ancora aperto, tanta ingenuità, un’Israele oramai scomparsa. Qualcuno titolerebbe questo film “Gli anni dell’innocenza”. Ma c’è anche di più: gli amici, l’esercito, la politica, la famiglia e gli affetti. E poi i viaggi in Europa e in Persia prima della rivoluzione islamica. Come si vedono i protagonisti dei film trent’anni dopo? E come vediamo oggi queste immagini? Come le interpretiamo alla luce della nostra consapevolezza sul ruolo svolto nella Storia e sulla sorte dell’operatore di questi filmati?
Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 50
Regia: Limor Pinhasov
Montaggio: Limor Pinhasov
Fotografia: Oded Kirma
Musica: Ophir Leibovitch
Produzione: Yaron Kaftori, Cicero
How Much Love – Kama Ahava (Quanto amore)
Oggi la vita di Sara e Carmel è davvero diversa da quel giorno di quaranta anni fa in cui si innamorarono, per poi sposarsi subito dopo. Lui era un giovane atleta promettente, ballava e insegnava ginnastica, lei era una fanciulla “selvaggia”, studentessa d’architettura d’interni. Tutto ebbe inizio con un leggero dolore alle gambe, che poi rivelò una distrofia muscolare che giorno dopo giorno divora il corpo. Oggi Carmel e costretto a dirigere il suo negozio di articoli sportivi dalla sua sedia a rotelle. Sara, quando non deve accompagnare pazientemente suo marito, si consola facendo shopping, facendo acquisti inutili e programmando viaggi da sogno all’estero.
Kineret, la figlia minore di Sara e Carmel, ha seguito con la cinepresa la sua famiglia per più di tre anni. Poi ha montato le decine di ore filmate in stile “home Movie” per trasformarle in un documentario professionale presentato alla televisione israeliana. Pian piano la regista scopre chi è la vera protagonista della storia: è Sara, sua madre, che si è dedicata completamente alla famiglia. Così ci si chiede quanto amore (“kama Ahava”) sia necessario per portare avanti un rapporto cosi lungo e complicato.
Anno: 2010
Nazione: Israele
Durata: 54
Regia: Kineret Hay Gillor
Sceneggiatura: Kineret Hay Gillor
Montaggio: Tamar Gan-Zevi
Fotografia: Kineret Hay Gillor
Musica: Jonathan Bar’Giora
Produzione: Kineret Hay Gillore, Dan Muggia
Ida’s Dance Club – Ha’moadon shel Ida (Il club di Ida)
Una volta all’anno nel club di Ida viene organizzata una gara di ballo. La maggior parte dei partecipanti ha dai settant’anni in su, ma questo non gli impedisce ballare, cantare, innamorarsi ed arrabbiarsi… I ballerini non conoscono la vita dei loro compagni, ma pian piano le vicende di ognuno vengono in superficie proprio nel club di Ida. L’atmosfera magica della sala da ballo dà a questi signori la forza di ridere, piangere, raccontarsi e condividere con il compagno la propria esperienza, i problemi di salute e soprattutto i ricordi. Così diventano di nuovo protagonisti, la magia della danza li fa sentire principi e regine, ed ogni cosa, anche a settant’anni, è ancora possibile…
In questo documentario la regista israeliana Dalit Kimor segue le vite dei frequentatori della sala da ballo di Ida che è a Tel Aviv. Sono tutti immigrati e non sembrano calati veramente nella vita israeliana. Ida, che è venuta in Israele dalla Russia, è stata una cantante, e canta oggi le canzoni degli spettacoli di Broadway in versione israeliana. Il documentario ha partecipato a molti festival internazionali: da Hong Kong agli Stati Uniti, ed ha vinto, fra gli altri, il Gold Remi Award al WorldFest Houston International Film Festival. Quando è stato presentato alla Cineteca di Tel Aviv, il documentario ha registrato il tutto esaurito per trenta sabati consecutivi.
Anno: 2009
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 59
Lingua: Ebraico
Regia: Dalit Kimor
Sceneggiatura: Dalit Kimor
Montaggio: Rachel Yagil
Fotografia: Eran Barak
Produzione: Yael Shavit & Dalit Kimor – Anu Banu Productions
Mortgage – Mashkanta (Mutuo)
Esty e Beni si amano molto ma hanno poca fortuna. Un giorno si trovano entrambi disoccupati e, come se questo non bastasse, hanno un grosso debito presso la banca e lo devono saldare entro un mese, altrimenti… Addio casa. I due vanno in cerca di soluzioni per i loro problemi, sicuri che la via sia quella giusta, lontani dalle situazioni che ritengono immorali. Poi all’avvicinarsi della data fatidica, il rapporto tra i due si fa complicato, ma l’amore e qualche coincidenza regaleranno alla fine una dolce sorpresa. Una commedia su fino a quanto possano spingersi due giovani sposi per salvare la loro casa prima che venga requisita dalla banca.
Un esempio di “Neorealismo rosa” all’israeliana, che dopo aver vinto il premio come miglior dramma televisivo al Festival di Gerusalemme, fu distribuito nelle sale israeliane con notevole successo. Sharon Maymon e Tal Granit ci offrono un dialogo intelligente pieno di battute, uno stile cinematografico da grandi maestri e l’interpretazione straordinaria di Eli Finish, Hilla Sorjon-Fischer e Ze’ev Revach – tra i più grandi comici del cinema israeliano.
Mortgage sarà presentato al PKF insieme a To Kill A Bumblebee, diretto dagli stessi registi.
Anno: 2006
Nazione: Israele
Durata: 50
Regia: Sharon Maymon, Tal Granit
Sceneggiatura: Sharon Maymon, Tal Granit
Montaggio: Shiri Borchard
Fotografia: Oded Bin-Nun
Cast: Eli Finish, Hilla Sorjon-Fischer, Ze’ev Revach
Produzione: Yoram Globus, Shemi Shoenfeld, yael Hadasi-Bachar
Surrogate – Serogheit (Surrogata)
Eli è un uomo di 32 anni, ha problemi nella sfera sessuale così si vuol curare e si rivolge ad una terapeuta, Hagar, amante “surrogata” di professione, specializzata nella cura di problemi dell’intimità. Nell’atmosfera sterile della clinica si sviluppa un rapporto di fiducia, aperto, un’intimità fisica ed emotiva. Con la consapevolezza che si tratta di un rapporto artificiale, Eli si innamora ugualmente di Hagar. La cura aiuta Eli ad affrontare le sue paure represse e gli permette di instaurare un dialogo più sincero con la sua famiglia, in particolare con suo nipote Yarden. Così Eli forse riuscirà ad affrontare e curare una ferita profonda che si porta dietro dall’infanzia.
In questo mediometraggio, prodotto inizialmente per la televisione ma poi presentato in Israele anche nelle sale, Tali Shalom Ezer mette in scena, nella sua opera prima, un mondo che da molti è considerato un “tabù”, e lo fa in modo delicato e sincero, senza mai cadere in tutte le trappole etiche (per non dire pornografiche) che offrono le scene basate essenzialmente sulla nudità e rapporti sessuali tra un uomo e una donna.
Anno: 2008
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 57
Lingua: Ebraico
Regia: Tali Shalom Ezer
Sceneggiatura: Tali Shalom Ezer
Montaggio: Aya Somech
Fotografia: Radek Ladczuk
Musica: Alon Lotringer
Cast: Amir Wolf, Lana Ettinger, Rosina Kambus, Liat Glick
Produzione: Elad Gavish
The Loners – Habodedim (I solitari)
Nel 1997 i mass media israeliani seguivano con grande attenzione il caso dei due soldati di origine russa che per trentasei ore si sono chiusi in una parte del carcere militare nel quale erano detenuti, minacciando di colpire gli ostaggi, sperando di farsi sentire dal mondo esterno e di portare il proprio caso (una questione d’onore) in tribunale.
Il film ricostruisce un evento doloroso che affronta la problematica dei “soldati solitari “: cosi vengono chiamati i nuovi immigrati che servono l’esercito israeliano lontani dalle loro famiglie. I due protagonisti si sentono stranieri, emarginati, respinti e disprezzati dalla società, senza sostegno famigliare, senza amici. Più di tutto si sentono colpiti nel loro orgoglio perché sono accusati di tradimento. Glory e Sasha (interpretati da Anton Ostrovski-Klin e Sasha Agronov due attori alle prime armi e già premiati grazie a questa loro interpretazione) arrivano al punto in cui non hanno più niente da perdere, e così scelgono la violenza. In questo modo almeno potranno farsi sentire da tutti.
Con The Loners Renen Schorr torna alla regia dopo un lungo silenzio (Summertime Blues del 1987). Durante questa lunghissima pausa ha fondato e diretto la Sam Spiegel School di Gerusalemme, una tra le scuole di cinema più prestigiose d’Israele (quest’anno ospite al PKF con tre cortometraggi).
Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 92
Regia: Renen Schorr
Sceneggiatura: Moshe Zonder, Guy Meirson, Renen Schorr, Nir Bergman
Montaggio: Einat Glazer Zarhin
Fotografia: David Gurfinkel
Musica: Shem-Tov Levi
Cast: Sasha Agronov, Anton Ostrovski-Klin, Tzahi Grad, Rotem Zisman-Cohen
Produzione: Assaf Amir, Norma Productions, Tel-Aviv
To Kill a Bumblebee – Laharog Devorah (Uccidere un’ape)
Cna’an uccide un’ape. Non sarà l’ultimo bersaglio della giornata. Quanto lontano si può andare per difendere il mondo che ci siamo costruiti?
Una tragicommedia sulla vita, l’amicizia e il potere della paura.
To Kill A Bumblebee, vincitore del festival di Haifa, è presentato al PKF insieme a Mortgage diretto dagli stessi registi.
Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 8
Regia: Sharon Maymon, Tal Granit
Sceneggiatura: Sharon Maymon, Tal Granit
Montaggio: Assaf Lapid
Fotografia: Ram Shweky
Musica: Boaz Shchory
Cast: Rami Heuberger, Dvir Benedek
Produzione: Gal Greenspan- Green Productions, Tal Granit, Sharon Maymon
L’Hotel Diplomat di Gerusalemme era una volta un albergo a cinque stelle. Da venti anni è diventata la casa di seicento immigrati dell’Ex Unione Sovietica. I residenti non si sono mai integrati in Israele e si sono creati un microcosmo separato da tutto ciò che è fuori dall’entrata principale dell’albergo. Anche se sono ufficialmente cittadini israeliani, gli immigrati continuano a vivere con la mente nel loro paese di provenienza: parlano il russo, suonano le musiche che hanno imparato lì, tutto ciò di cui hanno bisogno, dalle attività culturali all’assistenza medica, gli viene dato nella loro lingua.
In un’atmosfera surreale i residenti di Diplomat vivono ogni ora della vita rinchiusi in un limbo, tra un paese da scoprire che li aspetta fuori e l’eterna nostalgia per la loro cultura, la tradizione, la famiglia e la terra nella quale sono nati e cresciuti. Il documentario della Goren ha vinto prestigiosi premi, nel 2009 è stato presentato al Jerusalem Film Festival dove ha riscosso un clamoroso successo ed è stato premiato con il prestigioso Premio Wolgin.
Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 80
Regia: Dana Goren
Montaggio: Tali Halter Shenkar
Fotografia: Iddo Soskolne
Produzione: July August Productions – Eilon Ratzkovsky, Yossi Uzrad, Koby Gal’Raday, Guy Jacuel, Noa Lifshitz
Yes, Miss Commander! – Ken Ha’mefakedet
Havat Hashomer, una base militare sulle colline della Bassa Galilea. Ogni giorno arrivano alla base ragazzi provenienti dai bassifondi d’Israele, con problemi famigliari, economici, di droga o con la fedina penale sporca. Ad accoglierli una schiera di donne comandante che hanno un’unica missione: trasformare questi “cattivi ragazzi” in ottimi soldati. Tra il rigore dell’esercito e il coinvolgimento emotivo, le ragazze comandante si trovano ad affrontare situazioni difficili: a volte non bastano le flessioni per punire i disobbedienti, forse le parole, un gesto di comprensione possono fare molto di più….
I registi hanno seguito i soldati e le comandanti di Havat Hashomer con quattro macchine da presa per cento giorni, costruendo così un documentario eccezionale intriso di dramma, tensioni, scontri sociali e culturali. Yes, Miss Commander! è stato realizzato come una serie documentaria per la televisione, poi rimontato in una versione che è stata presentata e premiata nel 2009 al Festival di Gerusalemme.
Anno: 2009
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 96
Lingua: Ebraico
Regia: Dan Setton, Itzik Lerner
Montaggio: Tor Ben Mayor
Fotografia: Yaron Weinstein, Daniel Gal, Eli Zoran, Meni Elias
Musica: Dani Reichental
Produzione: Dan Setton, Itzik Lerner
Anthem – Himnon (Inno)
A volte anche la giornata più banale può riservare molte sorprese. Così accade al protagonista, un uomo solo, scapolo di mezza età, che nel suo quartiere va a comprare un litro di latte.
Anthem si è aggiudicato molti premi internazionali, tra gli altri il Primo premio Cinefondation al Festival di Cannes 2008 e al Festival Internazionale degli Studenti a Tel Aviv.
Anthem, sarà presentato al PKF insieme agli altri due cortometraggi della Sam Spiegel Film & Television School di Gerusalemme, The Substitute e Draft.
Anno: 2008
Nazione: Israele
Durata: 36
Regia: Elad Keidan
Sceneggiatura: Elad Keidan
Montaggio: Elad Keidan
Fotografia: Ziv Berkovich
Musica: Yonatan Bar-Giora
Cast: Ilan Hazan, Maya Gasner, Carmit Mesilati Kaplan, Albert Cohen
Produzione: Shelly Ben Shahar, The Sam Spiegel Film & TV School-Jerusalem
Draft – Leil Giyus (Vigilia della leva)
Yoav Genar ha sessant’anni ed è ancora pacifista. Ha fatto tutto ciò che gli era possibile per impedire a suo figlio di fare il servizio militare. Durante le ultime ventiquattro ore prima della leva si sviluppa tra padre e figlio uno scontro tanto emozionale, quanto ideologico.
Draft, sarà presentato al PKF insieme agli altri due cortometraggi della Sam Spiegel Film & Television School di Gerusalemme, The Substitute e Anthem.
Anno: 2004
Nazione: Israele
Durata: 18
Regia: Naomi Levari
Sceneggiatura: Naomi Levari
Montaggio: Shiri Borchard
Fotografia: Adi Halfin
Musica: Yonatan Bar-Giora
Cast: Avi Pnini, Yedidia Vital
Produzione: Talya Salama,Yoav Abramovitch,The Sam Spiegel Film & TV School-Jerusalem
The Substitute – Hayelet Bodeda (Soldatessa sola)
Zohara, una soldatessa israeliana di stanza in una base militare isolata, sta per essere finalmente trasferita. Ma la sua speranza si vanifica quando la sua sostituta presenta tendenze suicide. Il cortometraggio ha vinto undici premi internazionali tra i quali il premio del pubblico della sezione Panorama al Film Festival di Berlino del 2006.
The Substitute, sarà presentato al PKF insieme ad altri due cortometraggi della Sam Spiegel Film & Television School di Gerusalemme, Draft e Anthem.
Anno: 2005
Nazione: Israele
Durata: 19
Regia: Talya Lavie
Sceneggiatura: Talya Lavie, Oded Binnun
Montaggio: Effi Cohen
Fotografia: Jonathan Ofek
Musica: Ran Bagno
Cast: Dana Ivgy, Shiri Ashkenazi, Hadas Kalderon
Produzione: Gil Asheri, The Sam Spiegel Film & TV School-Jerusalem
A Touch Away – Merhak Neghia (A poca distanza, episodi 1-4)
Due famiglie israeliane, Minz, appena immigrata in Israele dalla Russia, e Berman, tipica famiglia ebraica religiosa, si trasferiscono negli stessi giorni in un quartiere ortodosso della città di Bnei-Brak (vicino a Tel Aviv). Contro tutte le regole che vigono in certi ambienti religiosi, Rochale Berman (Gaya Traub) e Zorik Minz (Henry David) si innamorano.
A questa si aggiungono altre storie: un’attrice russa molto famosa deve iniziare una nuova vita in Israele, i genitori di Rochale che hanno difficoltà a fare un altro figlio, e la sorella di Zorik che da quando è arrivata in Israele pensa solo a tornare in Russia.
A Touch Away, pur avendo come protagonisti due attori poco conosciuti, ha registrato un tale successo, che ha lasciato stupiti anche gli ideatori – l’ultima puntata ha registrato un rating altissimo, più del 35%, segnando così un record per la fiction israeliana, con la critica favorevole, e persino nel mondo religioso è stata accolta con favore.
A Touch Away ha vinto molti premi in Israele ed è stata acquistata dalla HBO americana.
Anno: 2006
Nazione: Israele
Durata: 81
Regia: Roni Ninio
Sceneggiatura: Ronit Weiss-Berkovitz
Montaggio: Ayala ben-Gad, Adi Sarig
Fotografia: Ofer Harari
Musica: Shmulik Neufeld
Cast: Yarden Bar-Kochva, Henry David, Jenya Dodina, Tzahi Grad, Lucy Dubinchik
Produzione: Miri Ezra, Zafrir Kochanovsky
Hatufim – Hatufim (Rapiti, primo episodio)
Diciassette anni fa un pattuglia di riservisti dell’esercito israeliano fu mandata in missione segreta antiterrorismo in Libano. Qualcosa andò storto, così Niomrod Klein, Uri Zach e Amiel Ben-Horin, furono rapiti dai nemici. Dopo lunghi anni di negoziati i tre finalmente tornano a casa. Due sono vivi il terzo tornerà dentro una bara.
La serie televisiva analizza il modo in cui i due prigionieri liberati affrontano il rientro nella società israeliana. Durante la loro assenza sono diventati eroi nazionali, le loro immagini apparivano ovunque come parte della campagna pubblicitaria dedicata alla loro liberazione. Ma i due, che hanno passato giorni e notti in un posto lontano, rinchiusi in una piccola camera buia e sporca, tormentati dalle atroci violenze, hanno non poche difficoltà a “interpretare” il ruolo affibbiatogli dalla società.
Sul piano personale devono confrontarsi con figli che non hanno mai conosciuto, genitori che non sono più gli stessi o sono morti, e le mogli, una rimasta fedele ma tanto frustrata e l’altra che ha scelto di vivere una nuova vita, piena però di sensi di colpa.
Come se non bastasse, il loro ritorno è complicato dai servizi segreti israeliani che sospettano che la loro storia nasconda un segreto pericoloso.
Anno: 2009
Nazione: Israele
Genere: A episodi
Durata: 70
Lingua: Ebraico
Regia: Gideon Raff
Sceneggiatura: Gideon Raff
Montaggio: Simon Herman, Ido Muchrik
Fotografia: Itay Ne’eman
Musica: Avraham Tal, Adi Goldstein
Cast: Yoram Toledano, Ishay Golan, Assi Cohen, Yael Abecassis, Mili Avital, Adi Ezroni
Produzione: Liat Benasuli, Keshet
Srugim – Srugim (Lavorati a maglia, seconda stagione: episodi 1-3)
Gerusalemme. Nel quartiere Katamon (noto anche come “la palude di Gerusalemme”) un gruppo di trentenni single religiosi cerca la propria dimensione nella società contemporanea israeliana. Ogni componente del gruppo fa i conti con il proprio passato: Amir ha un matrimonio alle spalle, e ora sta per sposare Yfat. Natti ha un carattere difficile e non riesce a trovare l’anima gemella, Hodaya è la figlia di un grande rabbino e, con grandi difficoltà, vuole allontanarsi dalla religione, Reut è appena tornata dall’India e deve ricostruire la sua vita. Anche in questo microcosmo, protetto solo all’apparenza, irrompono presto sorprese e colpi di scena…
Interpretata da giovani attori di successo, la serie televisiva Srugim in onda nella tv israeliana, ha conquistato il pubblico giovane, anche quello laico. Oltre a rappresentare una parte della realtà religiosa israeliana, Srugim racconta con un linguaggio vibrante e realistico tutti gli aspetti della vita di un giovane: l’amore, l’amicizia, il lavoro e anche il sesso; infatti (pur trattandosi di una comunità religiosa) Eliezer Shapiro non si è sottratto dal raccontare argomenti “scomodi”, attraverso la sua capacità di “dire” senza mostrare. La serie dimostra che nell’ambito televisivo si può mettere in scena tutto senza scadere nella volgarità.
Anno: 2009
Nazione: Israele
Durata: 90
Regia: Eliezer Shapiro
Sceneggiatura: Eliezer Shapiro, Hava Divon, Ilan Eshkoli, Yael Rubinstein, Renanit Parshani
Montaggio: Gilad Ariel, Tal Keller
Fotografia: Ram Shweky
Musica: Ron Klein
Cast: Yael Sharoni, Ohad Knoler, Tali Sharon, Reut Fauster, Amos Tamam, Ori Lachmi
Produzione: Abut Barkai – Talisma, Dikla Barkai, Jonathan Aroch
A Film Unfinished – Shtikat Haarchion (Il silenzio dell’archivio)
Pochi anni fa, a mezzo secolo dalla fine della seconda guerra mondiale, nel buio del passato, nei sotterranei di un archivio in Germania, vengono scoperte quattro parti di un film di propaganda girato dai nazisti nel Ghetto di Varsavia, e mai finito.
Yael Harsonsky, giovane regista israeliana, vuole capire cosa si nasconde dietro a questo film e cosa avessero in mente gli ideatori. Che intenzioni avevano coloro che hanno mandato una vera e propria troupe, completa di operatori e materiali, per filmare il Ghetto di Varsavia appena tre mesi prima della rivolta?
L’analisi delle immagini (ed è l’analisi l’oggetto di A Film Unfinished) rivela due livelli diversi del film: da una parte si presenta la terribile vita nel Ghetto come in un documentario, l’altra mostra tutt’altro che un documentario, ma una vera e propria messa in scena per la quale gli ebrei del Ghetto sono stati costretti a recitare una vita normale, quasi borghese, completa di pranzi, cene, teatro, musica e feste. Una messa in scena destinata alla propaganda, per dimostrare non solo che alcuni ebrei del Ghetto non se la passavano poi così male, ma anche quanto erano indifferenti alle sofferenze dei loro vicini di casa.
Grazie ad una ricerca meticolosa, la Harsonsky è riuscita ad inserire nel film le testimonianze di chi è stato costretto a recitare e chi ha girato il film (il cineoperatore è interpretato a sua volta da un attore). A Film Unfinished pone delle domande storiche, filosofiche e cinematografiche: per decine di anni infatti, molte immagini che ritroviamo nel film sono state considerate “documenti storici”. Quanto possiamo fidarci dei nostri occhi?
Si avverte il gentile pubblico che il documentario contiene scene dure.
Anno: 2010
Nazione: Israele
Durata: 89
Regia: Yael Hersonski
Sceneggiatura: Kineret Hay Gillor
Montaggio: Joelle Alexis
Fotografia: Itai Neeman
Musica: Ishai Adar
Produzione: Noemi Schory, Itay Ken-Tor, Belfilms
Partly Private – Hachlata Hotehet (Una decisione tagliente)
“Tagliare o non tagliare?” questa è la domanda alla quale milioni di madri ebree (e non solo) devono rispondere. Poche sono le decisioni così irreversibili, come quella di circoncidere i propri figli maschi.
Per Danae Elon, regista del film, nata e cresciuta in un ambiente laico, questo atto sembra ridicolo per non dire crudele. Ma il suo compagno e padre del futuro figlio Philip è cresciuto in una famiglia tradizionalista francese e algerina, e per lui il “Brit Mila’” è una tradizione da mantenere.
La regista/protagonista parte incinta e gira il mondo intero cercando di capire come reagiscono madri di diverse culture vis a vis con la circoncisione. E’ un viaggio personale pieno di emozioni, ma anche di curiosità e umorismo, fatto di risposte a delle domande importanti, ma anche marginali, come per esempio cercare di capire che fine fa il prepuzio dopo la circoncisione.
Il film già premiato come miglior documentario al festival di Tribeca di New York, ci invita a riflettere, mantenendo sempre una nota umoristica su questioni politiche, religiose, culturali, etiche e sessuali.
Anno: 2009
Nazione: Israele/Canada
Durata: 84
Regia: Danae Elon
Sceneggiatura: Danae Elon
Montaggio: M. Watanabe Milmore
Fotografia: Andrew T. Dunn
Musica: Davis Buchbinder
Produzione: Arik Bernstein, Paul Cadieux, Ina Fichman
Poco prima che Mussolini decidesse di inaugurare una politica ufficiale di antisemitismo, una comunità di contadini di un piccolo centro rurale del sud d’Italia, San Nicandro Garganico, benché non avesse mai avuto alcun precedente contatto con l’ebraismo, si proclamò “di fede ebraica” ed iniziò ad osservare i comandamenti della Torà, guidati da Donato Manduzio, bracciante semi-analfabeta, una sorta di “ultimo profeta”, l’uomo cui si deve questa singolare vicenda di conversione di massa, un caso unico nella storia mondiale dell’ebraismo moderno.
Protagonisti del documentario sono i discendenti della comunità, sulle due rive del Mediterraneo: in Galilea, dove alla fine della seconda guerra mondiale emigrò una parte delle famiglie accolte in seno all’ebraismo, e nel Gargano di Puglia dove vive l’altra parte della comunità originaria.
La giovane Eti, laureanda alla scuola di cinema di Tel Hai, sta lavorando al suo film di laurea dedicato ai suoi nonni che vivono nella città di Zefat e che emigrarono poco più che bambini con il gruppo sannicandrese partito per la Palestina, alla nascita di Israele… Così inizia il viaggio, fisico, psicologico e storico, della nipote Eti alla ricerca delle proprie radici.
Il regista e autore Vincenzo Condorelli vive a Londra dove lavora. Laureato alla London Film School nel Master of Arts in Filmmaking, si è specializzato in regia e direzione della fotografia.
Anno: 2009
Nazione: Israele/Italia
Durata: 55
Regia: Vincenzo Condorelli
Montaggio: Dario Indelicato
Fotografia: Vincenzo Condorelli, Romi Abulafia
Musica: Gabriele Irwin Palmieri
Produzione: Medinet Audiovisuals, Associazione Culturale Antonello Branca
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