PITIGLIANI KOLNO’A FESTIVAL
VIII edizione
Roma, 2- 6 novembre 2013
Casa del Cinema e Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
Dal 2 al 6 novembre alla Casa del Cinema e presso il Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani di Roma, il Pitigliani Kolno’a Festival, kermesse di cinema giunta alla sua ottava edizione, diretta da Dan Muggia e Ariela Piattelli, che propone – a ingresso gratuito fino a esaurimento posti – nuovi titoli e prestigiosi ospiti. Unica rassegna cinematografica in Italia dedicata al cinema israeliano e di argomento ebraico, prodotto da Il Pitigliani – Centro Ebraico Italiano, il festival presenta film e documentari, organizza laboratori e incontri con registi e protagonisti della cinematografia contemporanea. Film di apertura, sabato 2 novembre alle ore 20:00 (ingresso a inviti) è il documentario The flat, di Arnon Goldfinger, che sarà proiettato contemporaneamente nelle due sale della Casa del Cinema e sarà riproposto al pubblico domenica 3 novembre.
Un grande evento del PKF 2013 presenta, lunedì 4 novembre alle ore 20:00, per la sezione PKF Professional Lab, il workshop moderato dal direttore Dan Muggia, dal titolo Dal piccolo budget al grande schermo, con il regista Sharon Bar-Ziv, che, con il suo primo film, Room 514, ha sviluppato un proprio metodo di lavoro: con 15mila euro ha girato il film in 4 giorni, lo ha montato in 16 e lo ha presentato in 35 festival internazionali. Il regista spiegherà durante l’incontro (già proposto con successo in festival internazionali come il Filmex di Tokyo, ma anche a Sarajevo, Karlovy Vary, Tel Aviv e Varsavia) come, in un periodo di scarsi finanziamenti e grandi rischi, si possa portare una storia sul grande schermo con un “micro budget”, partendo dalla strategia e sceneggiatura per approdare all’aspetto produttivo, al finanziamento e alla distribuzione. A seguire, la proiezione del suo stesso lungometraggio d’esordio, Room 514.
Tra le iniziative del PKF 2013, l’Omaggio al regista Ran Tal, che sarà presente a Roma per presentare al pubblico due suoi recenti documentari, nella giornata di martedì 5 alla Casa del Cinema e in particolare durante la serata di mercoledì 6 novembre presso il Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani (via Arco de’ Tolomei, 1). Sarà infatti proiettato alle ore 19:30 The Garden of Eden, già premiato al Festival di Gerusalemme, che ritrae, catturando la bellezza del ciclo delle stagioni e scoprendo storie umane personali e collettive, un anno di vita di Gan HaShlosha, uno dei più grandi e frequentati parchi in Israele, conosciuto come il Sakhne. Quindi, alle ore 21:00, Sira Fatucci modererà l’incontro con il regista Ran Tal, per la proiezione del pluripremiato Children of the sun, già vincitore del Primo Premio nella sezione Documentari al Festival di Gerusalemme, che, tra nostalgia e memoria traumatica, tra l’incubo dei bambini costretti a dormire lontano dai propri genitori e la felicità causata dalla consapevolezza di crescere nell’indipendenza totale, racconta la storia dei primi anni del Novecento dei kibbutzim israeliani, aziende agricole un tempo di stampo socialista che sperimentavano la vita collettiva cercando di rivoluzionare i cardini della società.
Una selezione davvero unica per la sezione dei documentari del PKF 2013, segno evidente della sempre maggiore qualità dei prodotti non di finzione, premiati da una crescente attenzione non solo mediatica. Tre i documentari presentati, alcuni dei quali con una doppia proiezione. Primo fra tutti I Guardiani d’Israele – The Gatekeepers, di Dror Moreh, distribuito in Italia da I Wonder in collaborazione con Unipol Biografilm Collection. Un film che ha fatto discutere, non solo in Israele: sei ex capi dei servizi segreti israeliani, lo Shin Bet, raccontano per la prima volta la loro verità. Un racconto dietro le quinte sul conflitto che ha insanguinato il Medioriente. Rifiutando lo schermo del segreto di Stato, i sei protagonisti svelano un racconto diretto, brutale, a tratti terrificante nella sua cieca logica della “ragione superiore”. Le interviste, alternate a rari materiali d’archivio, formano una contro-storia in cui l’autorevolezza dei protagonisti non lascia illusioni: anche i crimini e il sangue sono parte di un disegno che prosegue con ostinata coerenza dal 1948. Quindi è la danza contemporanea israeliana ad essere protagonista diLet’s dance, di Gavriel Bibliovic, che racconta, con interviste ai più celebri coreografi israeliani e materiale d’archivio e video-danze, l’influenza tedesca e americana e il successo nei teatri di tutto il mondo di questa danza raffinata. Infine, scelto come film d’apertura del festival, The flat, di Arnon Goldfinger. L’appartamento al terzo piano di un edificio stile Bauhaus a Tel Aviv è sempre appartenuto ai nonni del regista, immigrati in Palestina dalla Germania. Dopo la morte del nonno, i membri della famiglia si radunano per sgombrare l’appartamento pieno di memorie. Alcuni oggetti danno lo spunto al regista per iniziare una ricerca che si snoda tra i due Paesi, con l’obiettivo di capire perché i suoi nonni abbiano mantenuto prima, ma anche dopo la Shoah, rapporti di stretta amicizia con una famiglia tedesca e forse persino nazista. Il documentario, distribuito nei cinema israeliani e tedeschi, si è aggiudicato il Primo Premio al Festival di Gerusalemme, il Premio dell’Accademia israeliana e il Primo Premio al Bavarian Film Award.
Per la sezione Percorsi Ebraici, alla presenza dei rispettivi registi saranno presentati due documentari in lingua italiana: il primo, Birobidzhan – La musica dell’anima, prodotto dalla Radiotelevisione svizzera è diretto da Matteo Bellinelli, che sarà presente alle due proiezioni del 4 e del 5 novembre, quest’ultima alla presenza anche di Katia Tenenbaum. La Terra Promessa esiste? Per molti si trova nell’ultimo lembo dell’Estremo Oriente russo, oltre la Siberia, in Birobidzhan, a lungo definita “la prima Israele”, dove Stalin, nel 1932, fondò l’omonima Repubblica Autonoma Ebraica, ideata per accogliere tutti quegli ebrei russi che volessero vivere, più o meno volontariamente, su di una “loro” terra, secondo ideali e valori consoni alla propria storia, tradizioni e lingua, lo yiddish, che si parla ancora a Birobidzhan, a distanza di 80 anni. Quindi, il documentario italiano Il viaggio più lungo: gli ebrei di Rodi, diretto da Ruggero Gabbai, che presenterà il film in sala il 5 novembre, conMarcello Pezzetti, Direttore Scientifico del Museo della Shoah eSami Modiano, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti. Prodotto tra gli altri dal Museo della Shoah di Roma e dal Memoriale della Shoah di Milano Binario 21, racconta come per secoli l’isola di Rodi abbia avuto un’importante comunità ebraica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fino all’estate del 1943, Rodi rimase sotto il controllo del governo fascista italiano, il quale, pur avendo emanato già nel 1938 le leggi razziali, di fatto non mise in pratica nessun atto violento verso la comunità, che non venne pertanto deportata nonostante le incessanti pressioni naziste.
Tre i lungometraggi presentati dal PKF 2013: Room 514,lungometraggio d’esordio low budget di Sharon Bar-Ziv, che sarà presente alla proiezione (3 novembre) e che racconta di una determinata, giovane investigatrice che si confronta con un ufficiale dell’esercito accusato di avere oltrepassato i limiti della sua autorità. Un film realistico, claustrofobico e sincero che non esita a guardare dritto negli occhi la complessa realtà israeliana, dove non è sempre facile distinguere il bene dal male. Quindi, The Ballad of Weeping spring, di Benny Torati, la storia dei componenti di una band leggendaria, l’Ensamble Turquoise, separati da una tragedia automobilistica, che si riuniscono per suonare un emozionante concerto di addio a uno dei membri del gruppo. Terzo lungometraggio presentato, Six Acts, opera prima di Jonathan Gurfinkel , scritto da Rona Segal (entrambi premiati al Festival di Haifa), uno sguardo realistico e crudele sul comportamento di una gioventù viziata e perduta nella storia della liceale Gili, che, determinata a migliorare il proprio status sociale, inizia a spingersi oltre i propri limiti negli incontri con gli uomini.
Il secondo Omaggio del festival è dedicato a due registi, Michal Brezise e Oded Binnum, diplomati alla Sam Spiegel Film Institute di Gerusalemme, di cui saranno presentati due cortometraggi firmati a quattro mani. Il primo, Lost paradise, che ha finora raccolto oltre cinquanta premi internazionali è la storia di una coppia che passa una notte d’amore in un hotel. Quindi, Aya, interpretato da Sarah Adler e Ulrich Thomsen è la breve storia di un musicista danese che arriva all’aeroporto di Tel Aviv, dove incontra una donna che si fa passare per la sua autista. Inizia così un viaggio in auto verso Gerusalemme tra due sconosciuti…
Location del PKF 2013 le due sale della Casa del Cinema, per tutte le proiezioni dal 2 al 5 novembre, mentre solo per le proiezioni dell’ultimo giorno del festival, mercoledì 6 novembre, il festival si sposta in zona Trastevere, presso il Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani (via Arco de’ Tolomei, 1).
INGRESSO GRATUITO FINO A ESAURIMENTO POSTI
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Dan Muggia. Con una laurea alla Beit-Zvi Drama School, e un master in cinema alla N.Y.U. ( e diplomato alla Mandel School for Educational Leadership), Dan è stato un attore, ed oggi critico cinematografico, insegnante e curatore. Fino al 2004 ha lavorato alla Israel Film Service e dopo ha pubblicato il suo primo libro: 100 Film Masterpieces. Ha prodotto il documentario “Naomi’s Corset” di Gerard Allon’s, che ha riscosso successo in vari festival (tra cui il Jerusalem Film Festival). E’ stato managing producer del South Film Festival 2005 di Sderot, e membro della giuria al Docaviv International competition, al Jewish Experience competition del Jerusalem film Festival. Oggi Dan insegna cinema in Israele, al Sapir College e alla Beit Berl Art School.
Ariela Piattelli è nata a Roma, dove ha studiato al DAMS di RomaTre e si è laureata in Storia e critica del cinema. Oggi è giornalista e collabora con « Il Corriere della Sera ». In passato ha collaborato per alcune testate, tra cui « Il Giornale », l’agenzia Apcom (al desk di New York ) e la rivista di cultura ebraica « Shalom » di cui è ancora redattrice. Nel corso degli anni ha approfondito gli studi sul rapporto tra arti figurative ed ebraismo, e nei suoi numerosi viaggi in Israele è venuta a contatto con il cinema israeliano. Dal 1998 è consulente dell’Ambasciata d’Israele in Italia per iniziative culturali e festival cinematografici. E’ stata membro della giuria al Jerusalem Film Festival 2008 (per la sezione “Jewish Experience”) ed è curatrice insieme a Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann, del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica. Nell’ultimo anno ha prodotto alcuni eventi culturali tra Italia e Israele, tra cui il concerto di Idan Raichel Project a Roma (Piazza del Campidoglio, in collaborazione con Zètema) e l’anteprima italiana di “Seven Days” di Ronit e Shlomi Elkabetz, nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma.
Sharon Bar-Ziv
Nato a Tel Aviv nel 1966, ha studiato cinema all’Università di Tel Aviv. Negli anni ’90 ha lavorato come attore teatrale e televisivo. Dopo aver studiato sceneggiatura, è stato sceneggiatore e copywriter per varie campagne pubblicitarie. Room 514 è il suo primo lungometraggio.
Al PKF 2013 Sharon sarà presente alle proiezioni di Room 514 e terrà una master class intitolata: “Dal piccolo budget al Grande schermo”.
Matteo Bellinelli
Nato a Lugano nel 1950 è laureato in filosofia all’Università di Parigi. Ha curato per la Televisione Svizzera interviste e documentari biografici di diversi protagonisti della letteratura e del cinema: Isaac B. Singer, Saul Bellow, Toni Morrison, Elie Wiesel, F. Truffaut, Losey, Saura, Sautet e tanti altri.
In Israele ha realizzato documentari biografici di A.B.Yehoshua, David Grossmann, Amos Oz e Yoram Kaniuk. Nel 1996 ha realizzato il lungometraggio La Terza Luna, una storia contemporanea che si svolge nel Ghetto di Venezia.
Al PKF 2013 presenterà il documentario Birobidzhan, la musica dell’anima.
Ruggero Gabbai
Ruggero Gabbai si avvicina alla fotografia all’età di 13 anni, a 19 anni frequenta il Rochester Institute of Technology (Kodak), dove si laurea con un B.F.A. in fotografia e in filosofia; decide poi di passare alla regia e si laurea nel 1993 con un M.F.A. in regia cinematografica alla Columbia University. Nel 1994 torna in Italia e firma la regia di Memoria sulla Shoah degli italiani. Il film viene selezionato al Festival del Cinema di Berlino e vince numerosi premi internazionali. Da allora ha diretto più di venticinque documentari.
Al PKF il regista presenterà il suo documentario Il viaggio più lungo.
Ran Tal
Nato nel 1963, ha studiato cinema all’Università di Tel Aviv. Dall’inizio della sua carriera ha prodotto film di vario genere come regista e produttore indipendente. I suoi film riflettono la politica israeliana attraverso fenomeni sociali e storici. Tra i suoi film: 67, Ben Zvi Road (1998), Chidren of the sun (2007), Gitai in search of the Carmel (2009)
Al PKF 2013 Ran Tal sarà presente alle proiezioni di The Garden of Eden e Children of the Sun.
The Ballad of the Weeping Spring – Balada la’aviv habo’he (Ballata alla primavera piangente)
C’era una volta in un paese non lontano, un grande musicista. Si chiamava Yosef Tawila, suonava il tar e faceva parte del leggendario gruppo “Ensamble Turquoise”. Ma un incidente stradale interruppe la leggenda, lasciando Margaret, l’amante, su una sedia a rotelle e Yosef, l’autista che era alla guida, in carcere. Fu per questo che “Ballata della primavera piangente”, scritta da Tawila insieme al suo miglior amico Avram Mufradi non è mai stata interpretata.
Oggi Tawila si é ritirato nella sua birreria nel nord del paese rimpiangendo i giorni di gloria perduta e cercando di nascondersi dietro al muro di alcol. Passati vent’anni arriva nella birreria il figlio dell’amico Avram, gravemente malato. Vuole convincere Tawila a riunire il gruppo di musicisti e suonare per una volta la ballata inedita. Così si spera che Tawila riuscirà a rendere lievi gli ultimi momenti di vita dell’ amico moribondo e forse salvare anche se stesso.
Anno: 2011
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 105
Lingua: Ebraico
Regia: Benny Torati
Sceneggiatura: Benny Toraty
Montaggio: Joseph Grunfeld
Fotografia: Amnon Zaliet
Musica: Mark Eliyahu
Cast: Uri Gavriel, Dudu Tassa, Niro Levy, Uri Klausner, Adar Gold, Ishtar, Mark Eliahu, Shimon Mimran, Igal Adika, Arnon Tzadok
Produzione: Haim Sharir
Six Acts – Shesh Pe’amim (Sei volte)
Gili frequenta il liceo e ha cambiato recentemente scuola. E’ determinata a migliorare il suo status sociale e si avvicina al ragazzo “più figo” della scuola. Raggiunto il suo scopo, si vanta della conquista e dopo essere andata con l’amico del ragazzo, si sente sempre più corteggiata. Ad un certo punto tutti i ragazzi vengono a sapere che Gili ha la fama della “ragazza facile”, così ogni incontro con un uomo la spinge oltre un altro limite. Il confine tra avere libertà di scelta e essere oggetto di trasgressione si appanna.
L’opera prima di Jonathan Gurfinkel e Rona Segal evita il moralismo e getta uno sguardo realistico e crudele sul comportamento di una gioventù viziata e perduta.
Gurfinkel e Segal son stati premiati al festival di Haifa 2012; Sivan Levy, ha vinto il premio miglior attrice all’Accademia israeliana.
Anno: 2012
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 93
Lingua: Ebraico
Regia: Jonathan Gurfinkel
Sceneggiatura: Rona Segal
Montaggio: Arik Leibovitz
Fotografia: Shark De Mayo
Cast: Sivan Levy, Omri Stein, Tomer Rozenberg, Niv Zilberberg, Ronit Yudkevitz
Produzione: Udi Yerushalmy, Jonathan Gurfinkel
The Flat – Hadira (L’appartamento)
L’appartamento al terzo piano di un edificio stile Bauhaus a Tel aviv è sempre appartenuto ai nonni del regista, sin da quando sono immigrati in Palestina dalla Germania. Dopo la morte del nonno a novantotto anni, i membri della famiglia si radunano per sgombrare l’appartamento pieno di memorie.
Alcuni oggetti danno lo spunto al regista per iniziare una ricerca che si snoda tra i due paesi, con l’obiettivo di capire perché i suoi nonni abbiano mantenuto prima, ma anche dopo la Shoah, rapporti di stretta amicizia con una famiglia tedesca e forse persino nazista.
Il documentario si è aggiudicato numerosi premi in patria e all’estero, tra cui quello come Miglior documentario al Festival di Gerusalemme, all’Accademia Israeliana 2011 e al Bavarian Film Award 2011. Il film è stato distribuito nei cinema israeliani e tedeschi.
Anno: 2011
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 97
Lingua: Ebraico
Regia: Arnon Goldfinger
Montaggio: Tali Halter Shenkar
Fotografia: Philippe Bellaiche, Talia (Tulik) Galon
Musica: Yoni Rechter
Produzione: Arnon Goldfinger, Thomas Kufus
Let’s Dance – Ze’adim (Passi)
Come può accadere che in un paese fatto da pionieri e noto per le sue guerre si sviluppi la danza considerata una tra le più innovative di tutto il mondo? Il documentario prova a dare una risposta a questa domanda e a spiegare il successo della danza contemporanea israeliana. Intervistando i coreografi israeliani più celebri (Ohad Naharin, Rami Be’er, Yasmeen Godder e altri), seguendoli a lavoro e poi incorporando materiale d’archivio e video-danze, il film ci fa conoscere le radici della danza israeliana in Europa e nel Medio Oriente, l’influenza tedesca e americana, per poi cercare di capire come in contesto israeliano, poco favorevole alla raffinatezza, abbia attecchito una danza fatta di qualità, forza e originalità, che ha riscosso successo nei teatri di tutto il mondo.
Anno: 2010
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 50
Lingua: Ebraico – Inglese
Regia: Gavriel Bibliovic
Montaggio: Gal Muggia
Fotografia: Ofer Dori
Musica: Boom Pam
Produzione: Assaf Amir, Norma Production
The Gatekeepers – Shmorei Hasaf (I portinai)
Sei ex capi del Servizio di sicurezza generale d’Israele (Shabak in acronimo) raccontano per la prima volta la loro verità. Osserviamo il conflitto che ha insanguinato il Medioriente “da dietro le quinte”, con la guida eccezionale di chi tenne in mano il bandolo della matassa più intricata del mondo. Rifiutando lo schermo del segreto di Stato, i sei protagonisti ci regalano un racconto diretto, brutale, a tratti terrificante nella sua cieca logica della “ragione superiore”.
Le interviste, alternate a materiali d’archivio rari e realtà, finora nascoste, ricostruite con l’animazione, formano una controstoria in cui l’autorevolezza dei protagonisti non lascia illusioni.
Il film, che ha fatto discutere, non solo in Israele, è stato nominato agli Oscar nel 2013.
Anno: 2012
Nazione: Israele, Francia, Germania, Belgio
Genere: Documentario
Durata: 101
Lingua: Ebraico – Arabo – Francesce – Inglese
Regia: Dror Moreh
Montaggio: Oron Adar
Fotografia: Avner Shahaf
Musica: Ab Ovo, Jerome Chassagnard, Regis Baillet
Produzione: Dror Moreh, Philippa Kowarsky, Estelle Fialon
Children of the Sun – Yaldei Hashemesh (Figli del sole)
In Israele, nei primi anni del ’900, i membri dei “kibbutzim” (le aziende agricole un tempo di stampo socialista) sperimentavano la vita collettiva cercando di rivoluzionare i cardini della società.
L’idealismo spingeva questi uomini e donne a condividere non solo la terra ed i suoi frutti, ma anche la crescita e l’educazione dei propri figli. In tutto e per tutto.
Con un documentario complesso fatto di filmati professionali e personali tra gli anni ’30 e ’80, il regista ricostruisce questo esperimento fantastico e doloroso al tempo stesso.
Separando le immagini dalle voci dei bambini (ora adulti), il regista rappresenta un quadro ambivalente, fatto di nostalgia e memoria traumatica, riconducibile all’incubo dei bambini costretti a dormire lontano dai propri genitori e di felicità causata dalla consapevolezza di crescere nell’indipendenza totale.
Anno: 2013
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 70
Regia: Ran Tal
Montaggio: Ron Goldman
Musica: Avi Belleli
Produzione: Amir Harel, Ayeley Kait, Ran Tal The Rabinovich Foundation, Gesher Foundation, Marc Rich Foundation
Lost Paradise – Gan Eden Avud (Paradiso perduto)
Una coppia passa una notte d’amore in un hotel. Chi sono?
Più di cinquanta festival, per più di cinquanta premi internazionali.
Anno: 2009
Nazione: Israele, Francia
Genere: Cortometraggio
Durata: 10
Lingua: Inglese
Regia: Michal Breziz e Oded Binnum
Sceneggiatura: Michal Breziz, Oded Binnun , Tom Shoval
Montaggio: Dov Steuer
Fotografia: Oded Binnun
Musica: Ronen Shapira, Ishai Adar
Cast: Moris Cohen, Rotem Zisman-Cohen
Produzione: Ilanit Frack, Pablo Mehler, Guillaume Benski
Aya aspetta qualcuno all’aeroporto di Tel Aviv. A causa di un equivoco, incontra un musicologo danese, arrivato per partecipare alla giuria del prestigioso concorso Rubinstein: il signor Overby crede che Aya sia la sua autista.
Aya, attratta dall’avventura, decide di stare al gioco e nasconde la sua identità. I due partono insieme per Gerusalemme. Due persone agli antipodi, per genere, carattere e cultura si trovano insieme in una macchina per quaranta minuti – esattamente come la durata del film.
Multipremiato all’ Accademia del Cinema Israeliano e fresco vincitore del Nuovo Premio come miglior corto.
Si ringrazia l’Associazione “Kaleidoscopio” per il sottotitolaggio di Aya
Anno: 2012
Nazione: Israele, Francia
Genere: Cortometraggio
Durata: 40
Lingua: Ebraico – Inglese
Regia: Michal Breziz e Oded Binnum
Sceneggiatura: Michal Breziz, Oded Binnun, Tom Shoval
Montaggio: Dov Steuer
Fotografia: Oded Binnun
Musica: Ronen Shapira, Ishai Adar
Cast: Sarah Adler, Ulrich Thomsen
Produzione: Pablo Mehler, Yael Abecassis, Hillel Roseman
La “Terra Promessa” esiste? Per molti si trova nell’ultimo lembo dell’Estremo Oriente russo, oltre la Siberia, in un luogo dal nome magico e musicale: Birobidzhan. E’ su quella terra lontana e per molti versi inospitale che il dittatore sovietico Stalin, nel 1932, fondò la Repubblica Autonoma Ebraica di Birobidzhan, ideata per accogliere tutti quegli ebrei russi che volessero vivere, più o meno volontariamente, su di una terra “loro”, secondo ideali e valori consoni alla loro storia, alle loro tradizioni, alla loro lingua, lo yiddish. Lingua che a Birobidzhan, a distanza di 80 anni, si parla ancora e che i bambini – anche quelli russi – imparano tuttora, sia all’asilo che a scuola.
Il documentario, attraverso immagini di repertorio e riprese di oggi, racconta la storia di Birobidzhan, a lungo definita “la prima Israele”, un’oasi nella quale il tempo si è a lungo fermato, per riprendere il suo corso solo da pochi anni. Un’isola felice nella quale fedi, lingue, culture e tradizioni diverse convivono in armonia, come in una autentica “terra promessa”, ospitale e tollerante. Quello che non è stato possibile realizzare con la nascita dello Stato di Israele in Palestina, esiste da quasi un secolo – anche se dimenticato – a Birobidzhan.
Anno: 2012
Nazione: Svizzera, Birobidzhan
Genere: Documentario
Durata: 52
Lingua: Italiano
Regia: Matteo Bellinelli
Montaggio: Emanuela Andreoli
Fotografia: Mauro Boscarato
Musica: Daniele Mainardi e Martina Jacoma
Produzione: RSI Radiotelevisione svizzera
Per secoli l’isola di Rodi ebbe un’importante comunità ebraica. Durante la seconda guerra mondiale, fino all’estate del 1943 Rodi rimase sotto il controllo del governo fascista italiano, il quale, pur avendo emanato già nel 1938 le leggi razziali, di fatto non mise in pratica nessun atto violento verso la comunità ebraica, che non venne pertanto deportata nonostante le incessanti pressioni naziste. In seguito alla caduta del governo fascista e all’armistizio stipulato dall’Italia con gli Alleati, le forze naziste occuparono l’isola nel 1944, procedendo poi all’arresto ed alla deportazione degli Ebrei, che ormai non potevano più godere della protezione italiana. Alla fine del conflitto, fra i pochi superstiti allo sterminio nei lager, solo alcuni decisero di far ritorno nell’isola. Il film ripercorre la vicenda degli ebrei italiani dell’isola attraverso gli ultimi testimoni, Sami Modiano, Stella Levi e Albert Israel, che attraversano la storia di questa comunità e i tragici eventi che la travolsero.
Anno: 2013
Nazione: Italia
Genere: Documentario
Durata: 53
Lingua: Italiano
Regia: Ruggero Gabbai
Montaggio: Cristian Dondi
Fotografia: Angelo Volponi
Musica: Mario Piacentini, Laurence Modiano, Alessio Fornasiero
Produzione: Forma International, CDEC, Museo della Shoah di Roma, Memoriale della Shoah di Milano “Binario 21”
Room 514 – Heder 514 (Stanza 514)
Una determinata giovane investigatrice si confronta con un valente ufficiale dell’esercito accusato di avere oltrepassato i limiti della sua autorità. Un film realistico, claustrofobico e sincero che non esita a gurdare dritto negli occhi la complessa realtà israeliana, dove non è sempre facile distinguere il bene dal male.
Opera prima di Sharon Bar-Ziv e valido esempio della produzione “no budget” israeliana. Bar-Ziv ha iniziato con meno di 15.000 Euro in tasca per la produzione del film e si è poi trovato a conquistare il mondo, aggiudicandosi premi internazionali ai festival del cinema in America, Europa e Asia.
Anno: 2012
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 90
Lingua: Ebraico
Regia: Sharon Bar-Ziv
Sceneggiatura: Sharon Bar-Ziv
Montaggio: Shira Arad
Fotografia: Edan Sasson
Cast: Asia Naifeld, Ohad Hall, Guy Kapulnik
Produzione: Sharon Bar-Ziv, Michal Rubin, Bibi Arbel Rekhess
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