10 years of the Pitigliani Kolno’a Festival
In 2015, the Pitigliani Kolno’a Festival celebrates its tenth edition. This is an important milestone and we hope to pass many more in the future.
Over these years, PKF has confirmed that international audiences are interested in films about Jewish issues in general and Israeli cinema in particular. Indeed, films made in Israel have won many prizes worldwide, carving out a very prestigious position in the global market.
We always try to discover the new, illustrating stories and personalities from the Israeli and Jewish film industries. In doing so, we strive to give our audiences a picture that reveals the complexity of the Jewish world and Israeli society.
Once again, though with renewed enthusiasm and commitment, we offer the public a lineup of films with many novelties, together with a few works that have now become “classics”, screened at previous editions of the Festival.
We want to thank the PKF audience for having followed and supported us over the past decade. Enjoy the films in this 10th anniversary programme. And in the years to come, we hope to continue to offer you films that are important, striking or those we simply consider “worth watching”.
We look forward to seeing you at the Pitigliani Kolno’a Festival and hope your response will be as enthusiastic as ever.
Dan Muggia. Con una laurea alla Beit-Zvi Drama School, e un master in cinema alla N.Y.U. ( e diplomato alla Mandel School for Educational Leadership), Dan è stato un attore, ed oggi critico cinematografico, insegnante e curatore. Fino al 2004 ha lavorato alla Israel Film Service e dopo ha pubblicato il suo primo libro: 100 Film Masterpieces. Ha prodotto il documentario “Naomi’s Corset” di Gerard Allon’s, che ha riscosso successo in vari festival (tra cui il Jerusalem Film Festival). E’ stato managing producer del South Film Festival 2005 di Sderot, e membro della giuria al Docaviv International competition, al Jewish Experience competition del Jerusalem film Festival. Oggi Dan insegna cinema in Israele, al Sapir College e alla Beit Berl Art School.
Ariela Piattelli è nata a Roma, dove ha studiato al DAMS di RomaTre e si è laureata in Storia e critica del cinema. Oggi è giornalista e collabora con « Il Corriere della Sera ». In passato ha collaborato per alcune testate, tra cui « Il Giornale », l’agenzia Apcom (al desk di New York ) e la rivista di cultura ebraica « Shalom » di cui è ancora redattrice. Nel corso degli anni ha approfondito gli studi sul rapporto tra arti figurative ed ebraismo, e nei suoi numerosi viaggi in Israele è venuta a contatto con il cinema israeliano. Dal 1998 è consulente dell’Ambasciata d’Israele in Italia per iniziative culturali e festival cinematografici. E’ stata membro della giuria al Jerusalem Film Festival 2008 (per la sezione “Jewish Experience”) ed è curatrice insieme a Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann, del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica. Nell’ultimo anno ha prodotto alcuni eventi culturali tra Italia e Israele, tra cui il concerto di Idan Raichel Project a Roma (Piazza del Campidoglio, in collaborazione con Zètema) e l’anteprima italiana di “Seven Days” di Ronit e Shlomi Elkabetz, nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma.
Gady Castel
Nato in Israele da una famiglia di origini ferraresi, Gady Castel inizia la sua carriera di produttore e regista cinematografico dopo un periodo di studio e lavoro in Italia tra il 1967 e il 1972. Nominato Cavaliere della Repubblica italiana nel 2011, è stato promotore della miniserie TV Perlasca, un eroe italiano. Attualmente riveste la carica di Presidente e direttore artistico di Jewish Eye, Festival Internazionale del cinema ebraico.
Castel ha diretto e prodotto molti film tra cui Rinascere in Puglia, presentato al PKF 2015.
Born in Israel to a family originating from the Italian city of Ferrara, Gady Castel started his career as a film director and producer after a period studying and working in Italy, between 1967 and 1972. Appointed as a ‘Cavaliere della Repubblica italiana’ (Knight of the Italian Republic) in 2011, he was the promoter of the television miniseries Perlasca: The Courage of a Just Man. He currently holds the position of President and Artistic director of Jewish Eye, the Ashkelon international festival of Jewish film. Castel has directed and produced many films, including Rinascere in Puglia, presented at PKF 2015.
Alberto Caviglia
Nato a Roma nel 1984, si laurea in Lettere e Filosofia con una tesi su David Cronenberg e frequenta corsi presso la “New York Film Academy” e la “London Film School”.
Lavora come assistente alla regia e collabora con Ferzan Ozpetek a partire dal 2006. Coltiva negli anni la passione per la fotografia che lo porta a diplomarsi nel 2011 presso la Scuola Romana di Fotografia.
Al PKF 2015 presenta Pecore in erba, sua opera prima che affronta per la prima volta il tema dell’antisemitismo con la satira. Il film è stato selezionato alla 72a Mostra del cinema di Venezia nella categoria Orizzonti.
Born in Rome in 1984, he graduated in the Humanities, writing a thesis on David Cronenberg. After attending courses at the New York Film Academy and the London Film School, from 2006, he started working as an assistant director, collaborating with Ferzan Ozpetek. Over the years, he cultivated a passion for photography and in 2011 graduated in the craft from the Scuola Romana di Fotografia e Cinema.
At PKF2015, Alberto presents his feature debut Pecore in erba, which for the first time takes a satirical approach to the subject of anti-Semitism. The film was selected for the Orizzonti section at the 72nd Venice Film Festival.
Daniele Di Nepi
Nato e cresciuto a Roma, Daniele Di Nepi, si avvicina al mondo del cinema dopo aver frequentato un corso con il regista Francesco Felli. In seguito al conseguimento della laurea in Scienze Politiche, nel 2011 si iscrive alla New York Film Academy che gli permette di girare i primi due cortometraggi. Daniele ora sta concludendo un Master MFA all’Università di Tel Aviv in regia e produzione, lavora come fotografo e video-maker freelance collaborando, tra gli altri, con un canale televisivo sportivo israeliano ed il museo di YadVashem; Al PKF 2015 presenta il suo ultimo cortometraggio Family Picture.
Born and raised in Rome, Daniele Di Nepi entered the world of film after attending a cinema course with director Francesco Felli. After graduating in Political Sciences, in 2011 he enrolled in the New York Film Academy, which allowed him to shoot his first two short films. Daniele is now completing an MA in direction and production at Tel Aviv University. He works as a stills photographer and a freelance video-maker for clients including a television sports channel in Israel and the Yad Vashem Museum. At PKF 2015, Daniele is presenting his latest short film, Family Picture.
Ori Gruder
Nadav Lapid
Nadav Lapid, è un regista e sceneggiatore e scrittore. Ha studiato filosofia all’unIversità di Tel Aviv, letteratura francese a Parigi e cinema alla Sam Spiegel film School di Gerusalemme.
Il suo primo lungo metraggio, Policeman si è aggiudicato il premio della giuria al festival di locarno ed e stato scelto dalla critica americana uno dei 10 migliori film del 2011.
Il suo secondo multi premiato lungometraggio The Kindergarten Teacher (presentato al PKF2015) ha avuto la sua primiera al festival di cannes per poi visitare più di 150 festival internazionali. Nadav lavora attualmente sul suo terzo film Micro Robert una produzione francese ambientata a Parigi.
Nadav Lapid, a film director, screenwriter and author, was born in Tel Aviv. He studied philosophy at the University of Tel Aviv, French literature in Paris, and cinema at the Sam Spiegel film school. His first feature, Policeman, won the jury award at the Locarno Film Festival 2011 and was selected in American critics’ polls as one of the best films of 2011. His second feature, The Kindergarten Teacher, premiered at the Cannes Film Festival in 2014. The film went on to win more than ten international awards, and was screened in more than 150 international festivals.Nadav is currently working on his third feature film, Micro Robert, a French production, set in Paris.
Israel Cesare Moscati
Israel Cesare Moscati nasce a Roma il 5 Luglio 1951,da una famiglia di ebrei romani, residenti nel ghetto di Roma. I nonni, gli zii materni e paterni non faranno mai più ritorno da i campi di sterminio. Il silenzio dei genitori sulla Shoah che vivrà durante l’infanzia lo trasformerà inconsciamente nel suo animo come un fantasma.
Nel 2015 dopo lungo percorso analitico trasforma il fantasma interiorizzato in un progetto d’amore per la vita presentando uno scritto a RAI Cinema I figli della Shoah. Documentario che avrà un notevole successo internazionale.
Nel 2016 uscirà’ un nuovo documentario prodotto da RAI Cinema ”SUONATE ANCORA” prosieguo dei Figli della Shoah.
He was born in Rome in 1951, into a family of Roman Jews living in the ghetto area of the city. His grandparents and aunts on his mother’s and father’s side had never returned from the concentration camps. His parents never spoke about the Holocaust as he was growing up, and unconsciously, this silence turned the tragedy into a kind of inner ghost. After a long period of analysis, in 2015 he transformed this interiorised ghost into a life-affirming project that he pitched to RAI Cinema. The result was the documentary I Figli della Shoah, which went on to enjoy significant success internationally.
He has another documentary due out in 2016 entitled Suonate ancora, a follow up to the first. It is also produced by RAI Cinema.
Ghila Valabrega
Ghila Valabrega nasce a Milano alla fine degli anni ‘80. A 19 anni frequenta un Master a Parigi in Illustrazione e Cinema d’Animazione, che completerà a New York dove si fermerà per 5 anni.
Grazie all’incontro con Moma Mrdakovic, assistente alla regia si Kusturica per oltre 15 anni, inizia a lavorare come scenografa per alcuni film tra cui Il turno di notte lo fanno le stelle regia di Edoardo Ponti, decide di andare a Los Angeles per frequentare un Master in Regia Cinematografica. Al PKF 2015 presenta la sua opera prima Felice nel Box.
Ghila Valabrega was born in Milan at the end of the 1980s. At the age of 19, she moved to Paris to study painting and illustration, eventually completing her Bachelor of Fine Arts degree in Illustration and Animation in New York, where she stayed for five years. Thanks to a meeting with Moma Mrdakovic, Emir Kusturica’s assistant director for more than 15 years, Ghila started working as an art director for several films, including The Nightshift Belongs to the Stars by Edoardo Ponti. She then decided to move to Los Angeles to study for a Masters in Film Direction.
At PKF 2015, Ghila is presenting her first feature, Felice nel Box.
The Farewell Party – Mita Tova (Buona morte)
In una casa di riposo di Gerusalemme, Yehezkel, che ha settantacinque anni, decide di aiutare il suo migliore amico malato terminale Max, a morire in pace. Malgrado sua moglie Levana sia contraria, l’ingegnere in pensione sviluppa il progetto di un macchinario per l’eutanasia, e lo fa con l’aiuto della moglie di Max, Yana, di un esperto veterinario, il Dott. Daniel e di Raffi, l’ex poliziotto che da il via alla missione segreta. Il piano viene realizzato con successo, tanto che la voce si è sparsa e cominciano ad arrivare altre richieste di simili missioni….
Il film si è aggiudicato quattro premi all’Accademia del cinema israeliano fra i quali il premio come migliore attore a Ze’ev Revach, al Festival di Haifa 2014 tocca a Levana Finkelstein il premio alla migliore attrice. Al Valladolid International Film Festival 2014, Levana Finkelstein e Aliza Rosen vengonio premiate.
Linea diretta per rifugiati e immigrati è un centro non governativo di volontari a Tel Aviv, che dedica la sua attività a difendere i diritti di chi trova rifugio in Israele e di chi decide di andare a viverci per trovare lavoro clandestino. Il centro offre servizi legali a immigrati clandestini, garantisce visite nei centri di detenzione e promuove attività politica.
I documentaristi hanno seguito da vicino, proprio nel centro Linea diretta, per capire meglio come funziona un’arena democratica ONG di questo tipo e quale è la realtà che emerge da questa prospettiva.
Vincitore del premio miglior documentario al Jerusalem Film Festival 2015
The Hotline for Refugees and Migrants is a volunteer-run NGO based in Tel Aviv. It is dedicated to promoting the rights of refugees and undocumented migrant workers in Israel. The NGO’s work includes providing legal services for illegal immigrants, undertaking weekly visits to detention centers and carrying out public policy activities.
The documentary makers examined the NGO’s work from close at hand, from the Hotline centre itself, to understand how this kind of NGO functions in the democratic arena and revealing how reality looks from this perspective.
Hotline won the Best Documentary Film award at the Jerusalem Film Festival 2015.
Anno: 2015
Nazione: Israele, Francia
Genere: Documentario
Durata: 99
Lingua: Ebraico
Regia: Silvina Landsmann
Montaggio: Silvina Landsmann, Gil Schnaiderovich
Fotografia: Silvina Landsmann
Musica: Yossi Apelbaum
Produzione: Silvina Landsmann & Pierre-Olivier Bardet
Kicking Out Shoshana – Shoshana Halutz Merkazi
Ami Shoshan è la stella del club “Figli di Gerusalemme”, una squadra di calcio conosciuta per i suoi tifosi violenti, razzisti e omofobi. Una sera Shoshan flirta con una bella donna che, sfortunatamente per lui, è l’amante del boss mafioso “Blackie” Bokovza. Per punizione, Ami dovrà indire una conferenza stampa e dichiarare pubblicamente di essere gay, suscitando lo sgomento tra i tifosi e i suoi compagni di squadra. Con sua grande sorpresa, però, egli diventerà il simbolo della comunità LGBT di Gerusalemme e il suo scaltro agente, Dedé, cercherà di approfittarne.
La nuova generazione di registi israeliani guarda oltre la politica e racconta, spesso con leggerezza, altri aspetti di una società complessa come quella israeliana. Kicking out Shoshana mescola con ironia il gioco del calcio e il mondo gay, due realtà agli opposti e non solo in Israele. Gli interpreti sono Oshri Cohen – visto in due splendidi film sul dramma della guerra, “Beaufort” e “Lebanon”, Leone d’Oro a Venezia – e Gal Gadot, 29 anni, attrice e modella, testimonial del nuovo profumo di Gucci, protagonista della serie “Fast and Furious”, atletica Wonder Woman in due prossimi film su Batman e Superman.
Il film è una divertita presa in giro di tutti gli stereotipi – agenti sportivi, paparazzi, ebrei ultraortodossi, travestiti, drag queen, omofobi – nel segno di una nuova tolleranza.
Kicking Out Shoshana is a biting comedy that takes a sideswipe at many stereotypes – sporting agents, the paparazzi, ultra-orthodox Jews, transvestites, drag queens, homophobes – all in the name of a new tolerance. Cast members include Oshri Cohen (seen in two excellent war dramas, Beaufort and Lebanon: The Soldier’s Journey, Golden Lion winner at Venice) and actress and model Gal Gadot, star from the “Fast and Furious” series.
Anno: 2014
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 100
Lingua: Ebraico
Regia: Shay Kanot
Produzione: Leon Edery, Moshe Edery, Shai Eines, Dafna Prenner, Guy Behar, Amir Gollan
The Kindergarten Teacher – Haganenet (La maestra di asilo)
Una maestra d’asilo scopre tra i suoi allievi un bambino poeta. Essendo amante di poesia e un po’ poetessa lei stessa, si sente obbligata a salvare dalla banalità questa creatura dall’animo sensibile che rischia di perdersi in un mondo che non ama gli artisti e in cui le persone più sensibili finiscono sempre sconfitte. La missione trasforma la maestra in una “donna Don Chisciotte” che tenta di salvare il mondo con la poesia, e scuote un bambino pensieroso che non ha mai chiesto di essere salvato.
Il secondo lungometraggio di Nadav Lapid ha girato il mondo aggiudicandosi Il premio della critica al Jerusalem Film Festival 2014, Premio al Miglior Film al Seville European Film Festival 2014, e il grande Premio al Concorso Internazionale Nuovi Talenti al Taipei Film Festival 2015.
A kindergarten teacher discovers one of her young pupils is a gifted poet. Being a poetry-lover and a poetess herself, she feels obliged to save this sensitive soul who doesn’t stand a chance in a world that does not appreciate artists, and where people of a more sensitive nature always end up defeated. This mission turns the teacher into a “female Quixote” trying to save the world with poetry, and it upsets a pensive child who had never asked to be saved.
Nadav Lapid’s second feature film was screened around the world, winning the Critics Prize at the Jerusalem Film Festival 2014, the Best Film Prize at the 2014 Seville European Film Festival and the Grand Prize in the New Talent International Competition at the Taipei Film Festival 2015.
Anno: 2014
Nazione: Israele, Francia
Genere: Lungometraggio
Durata: 120
Lingua: Ebraico
Regia: Nadav Lapid
Sceneggiatura: Nadav Lapid
Montaggio: Era Lapid
Fotografia: Shai Goldman
Cast: Sarit Larry, Avi Shnaidman, Lior Raz, Ester Rada, Yehezkel Lazarov
Produzione: : Talia Kleinhendler, Osnat Handelsman-Keren – Pie Films, Carole Scotta – Haut et Court
Zero Motivation – Efes beyahasei enosh (Zero in relazioni umane)
Un’unità di giovani soldatesse dell’esercito israeliano. Nell’ufficio delle risorse umane, in una base militare nel lontano deserto, le “missioni” consistono soltanto nel servire caffè agli ufficiali uomini, a distruggere documenti di carta, giocare al computer e contare i giorni che mancano alla fine della leva. Tra una “missione” e l’altra, e per non morire di noia, le giovani reclute si innamorano, si stuzzicano, fanno baruffa e si sfidano in duelli sanguinosi con le spillatrici. Questa commedia della regista esordiente Talya Lavie ha ottenuto un enorme successo in Israele nel 2014.
Tra gli altri premi, il film si è aggiudicato il premio all’Israeli Film Academy 2014, il premio come Migliore Regista e Migliore Attrice (Dana Ivgy(all’ Odessa International Film Festival 2014e il Grand Prix al Tribeca Film Festival 2014.
A unit of female Israeli soldiers working in the human resources office in a remote desert base. Their “missions” merely consist of serving coffee to male officials, pushing paper, playing computer games and counting down the minutes to their return to civilian life. To keep boredom at bay, between one “mission” and another the young recruits fall in love, goad each other, quarrel and challenge each other to bloody duels with the office staple guns. This comedy by first time director Talya Lavie was a huge hit in Israel in 2014.
Its list of prizes includes multiple awards from the Israeli Film Academy in 2014, Best Director and Best Actress (Dana Ivgy (at the 2014 Odessa International Film Festival and two awards at the Tribeca Film Festival 2014, including Best Narrative Feature.
Anno: 2014
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 120
Lingua: Ebraico
Regia: Talya Lavie
Sceneggiatura: Talya Lavie
Montaggio: Arik Leibovitch
Fotografia: Yaron Scharf
Cast: Dana Ivgy, Nelly Tagar, Shani Klein
Produzione: Guy Jacoel, Yochanan Kredo, Eilon Ratzkovsky, Yossi Uzrad
Farewell Herr Schwarz – Heye Shalom Peter Schwarz (Addio Peter Schwarz)
Michla e Feiv’ke Schwarz, sorella e fratello, potevano rincontrarsi a Lodz nel 1945. Potevano, ma non è successo. Lei è immigrata nello Stato Ebraico in Medioriente, lui è tornato in Germania, cambiando in suo nome in Peter e sposando una donna tedesca, per poi vivere tutta la vita nello stesso campo dove fu tenuto prigioniero durante la guerra.
Due famiglie, una in Germania una in Israele, si specchiano e si confrontano, pur avendo sempre ignorato l’esistenza dell’altra. Addio Peter Scwartz costruisce e demolisce il mito della famiglia e propone una nuova visione dei racconti famigliari. Il film ha vinto tra gli altri il premio per il Miglior documentario allo Haifa IFF 2013, il premio per il Migliore Film Tedesco al Berlin Jewish Film Festival 2014, il premio al Miglior Regista esordiente al Toronto Jewish Film Festival 2014.
Brother and sister Feiv’ke and Michla Schwarz, could have been reunited in Lodz in 1945. They could have met, but it never happened. Michla emigrated to the new Jewish state in the Middle East, while Feiv’ke returned to Germany, changed his name to Peter and married a German woman. He spent the rest of his life living in the ruins of the concentration camp where he was imprisoned during the war.
Two families, one in Germany and one in Israel, are strangely mirrored, even though each was unaware of the existence of the other. Farewell Herr Schwarz constructs a family myth, to then deconstruct it and propose a new perspective on the importance of family stories. Awards won by the film include Best Documentary at the 2013 Haifa IFF, the prize for Best German Documentary at the Berlin Jewish Film Festival 2014 and the David A. Stein Memorial Award for Best Documentary at the Toronto Jewish Film Festival in 2014.
Anno: 2013
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 96
Lingua: Ebraico
Regia: Yael Reuveny
Montaggio: Nicole Kortlake & Assaf Lapid
Fotografia: Andreas Kahler
Musica: Hauschka
Produzione: Melanie Andernach, Saar Yogev & Naomi Levari
Israel Moscati “figlio della Shoah”, protagonista stesso del film, decide di partire per un viaggio alla ricerca di altri figli e nipoti di sopravvissuti per condividere con loro la propria, personale sofferenza. È un viaggio a cui non può più sottrarsi: Roma, Parigi e Israele sono le tappe per indagare nell’animo e nelle emozioni di uomini e donne che, come lui, si sono ritrovati per tutta la vita a convivere con il trauma e il silenzio dei propri genitori. Questo è il momento di condividere il proprio dolore e di cercare dai suoi compagni di viaggio altre risposte, inseguite per tutta la vita. Perché, benché se ne parli e si affronti il dolore, la ricerca di risposte non si esaurisce mai. Il film si apre e si chiude nella scuola elementare di Roma, da cui furono deportati 115 bambini ebrei che non fecero più ritorno.
Israel Moscati, a “child of the Holocaust”, decides to set off on a journey of discovery to find other children and grandchildren of survivors to share his suffering with them. It is a journey he can no longer avoid. In Rome, Paris and Israel he explores the hearts and minds of men and women who, like him, have spent their whole lives living with their parents’ trauma and silence. Now it is time to share his pain and discover other answers from his travelling companions, responses he has sought all his life. Because while one discusses and deals with the pain, the quest for answers is never-ending.
The emotional journey undertaken by Israel Moscati was driven by the desire to talk to his granddaughter about the Holocaust. It unfolds through perspectives given by Dina Wardi, a psychotherapist and author of “Memorial Candles: Children of the Holocaust”, the architect Vivi Salomon, doctor Miri Sklero and the chimneysweep Israel Laurent. For the first time, this documentary tackles the subject of the second and third generation after the Holocaust in Rome, also hearing from antiques dealer Giuseppe Calò and his daughter Giorgia. The documentary was presented at the Rome International Film Festival in 2014 and screened on television by Italian public broadcaster, RAI to mark Holocaust Memorial Day in 2015.
Anno: 2014
Nazione: Italia
Genere: Documentario
Durata: 57
Lingua: Italiano
Regia: Beppe Tufarulo
Sceneggiatura: Israel Cesare Moscati
Montaggio: Alessandro Amori
Fotografia: Francesco Di Pierro
Musica: Michele Amadori
Produzione: Global Vision Group – RAI Cinema
Numbered – Sfurim (Contati)
Si stima che circa 400.000 persone siano state tatuate ad Auschwitz; oggi i sopravvissuti sono solo poche migliaia. Che significato ha oggi quel numero tatuato sulle braccia dei sopravvissuti, per loro, per I loro figli e i nipoti? Numbered documenta il contesto terribile in cui quei numeri furono assegnati e il significato che hanno assunto oggi per le persone che ci convivono. Protagonista del film diventa il numero stesso e la sua evoluzione come simbolo personale e collettivo dal 1940 ad oggi. Quelle cicatrici, che dovevano distruggere le identità, si trasformano in testimonianze illuminanti, personali e piene di vita.
Il documentario si è aggiudicato tra gli altri, il premio come Miglior Documentario al Religion Today Film Festival 2013, il premio come Miglior opera prima all’Israeli Documentary Forum Awards 2012 e il Premio Silver Hugo al Chicago International Film Festival 2012.
An estimated 400,000 people were tattooed in Auschwitz; only some several thousand survivors are still alive now. What does that number tattooed on the survivors’ arms mean today – for the survivors themselves, their children and grandchildren? Numbered documents the terrible context during which these tattoos were assigned as well as the meaning they have now assumed for the people who have to live with them. Indeed, the film’s protagonist becomes the number itself, as it evolves and turns into both a personal and collective symbol from 1940 to date. These scars, which aimed to destroy personal identity, turn into testimonies that are personal, enlightening and full of life.
Prizes won by Numbered include Best Documentary at the Religion Today Film Festival 2013, Best First Work at the 2012 Israeli Documentary Forum Awards 2012 and the Silver Hugo Prize at the Chicago International Film Festival in 2012.
Anno: 2012
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 55
Lingua: Ebraico
Regia: Uriel Sinai e Dana Doron
Montaggio: Tor Ben Mayor
Fotografia: Uriel Sinai
Musica: Issar Shulman
Produzione: Hilla Medalia & Neta Zwebner-Zaibert
Rinascere in Puglia – Shores of Light (Salento 1945-7)
Il documentario racconta il viaggio in Puglia di Shuni, Ester e Rivka, tre donne di Tel Aviv alla ricerca delle proprie radici. Le accomuna l’esperienza dei loro genitori nei lager nazisti, la liberazione e la permanenza per un lungo periodo di tempo in campi e ville allestite a Santa Maria di Leuca, Tricase, Santa Maria al Bagno, Santa Cesarea e altri centri piccoli nel Salento. Una comunità, quella nei paesi in provincia di Lecce, nella quale, nell’immediato dopoguerra s’intrecciano solidarietà, indigenza e prove d’integrazione. Una comunità che vedrà anche sbocciare storie d’amore, coronate da molte gravidanze, come quelle che portarono alla nascita delle stesse Ester, Shuni e Rivka.
Lo sfondo storico della vicenda viene ricostruito con la testimonianza di Paolo Pisacane, dal Prof. Fabrizio Lelli, docente di lingua e letteratura ebraica all’Università del Salento intervistato dallo stesso Gady Castel, e tanti altri testimoni di quei tempi.
The documentary follows three women from Tel Aviv – Shuni, Ester and Rivka – on a trip to the Italian region of Apulia in search of their roots. They are bound together by the experience of their parents, who were incarcerated in the Nazi concentration camps, liberated and then spent a long time in villas and camps established in Santa Maria di Leuca, Tricase, Santa Maria al Bagno, Santa Cesarea and other small villages in the Salento area. In the immediate post-war period, these villages in the province of Lecce formed a community driven by solidarity, hardship and attempts at integration. There were even love stories, crowned by many pregnancies, like those leading to the births of Shuni, Ester and Rivka themselves.
The historical background to the story is reconstructed through testimonies given by Paolo Pisacane, Professor Fabrizio Lelli, a lecturer in Hebrew Language and Literature at the University of Salento (interviewed by producer Gady Castel), and many other eyewitnesses from the period.
Anno: 2015
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 55
Lingua: Ebraico – Italiano
Regia: Yael Katzir
Sceneggiatura: Yael Katzir
Montaggio: Noa Keidan
Fotografia: Elio Bisignani, Hillel Nave
Musica: Alberto Schwartz, Aviv Aldema
Produzione: Katzir Productions, Gady Castel
A Matter of Size – Sippur gadol (Una storia grande)
Un gruppo di persone obese della città israeliana di Ramla prova a fare i conti con un regime di dieta molto rigido, ma ogni tentativo è vano. Uno tra loro, Herzl, inizia a lavorare come lava piatti in un ristorante giapponese dove viene in contatto con il mondo del Sumo, attraverso Kitano, il manager del ristorante. Così Herzl convince Kitano, che ne è stato maestro, ad iniziarlo alla lotta giapponese e pian piano riesce a coinvolgere tutti i suoi amici con gli stessi problemi di “taglia forte”. Attraverso il Sumo questo gruppo di persone riesce a vivere finalmente in armonia con il proprio corpo e presto scoprirà che per accettare se stessi non serve la lotta giapponese…
A Matter of Size è stato presentato al Tribeca Film Festival ed ha aperto il Jerusalem Film Festival (2009.) In Israele ha avuto un grandissimo successo e si è rivelato una commedia intelligente e ben fatta. L’idea del film è stata acquistata da Hollywood per riproporla in versione americana.
A group of obese people from the Israeli city of Ramla tries to go on a very strict diet, but all attempts at losing weight are in vain. One of the group, Herzl, works as a dish washer in a Japanese restaurant and there he discovers the world of sumo thanks to restaurant manager Kitano, a former sumo coach. Herzl persuades Kitano to introduce him to the Japanese sport and slowly starts to involve all his friends who share his same “plus-size” problems. Through Sumo, these people finally manage to live in harmony with their bodies. They will soon learn that the Japanese sport is not necessary to accept their fatness…
A Matter of Size was presented at the Tribeca Film Festival and opened the Jerusalem Film Festival. (2009) This clever, well-made Israeli comedy was a huge domestic hit and was nominated in 13 categories at the Israeli Academy Awards. Dimension Films, run by Hollywood producers Harvey and Bob Weinstein, bought the idea for the picture with a view to an American remake.
Anno: 2009
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 90
Lingua: Ebraico
Regia: Sharon Maymon, Erez Tadmor
Sceneggiatura: Sharon Maymon, Danny Cohen-Solal
Montaggio: Einat Glaser Zarhin
Fotografia: David Gurfinkel
Musica: Eyal Leon Kazav
Cast: Itzik Cohen, Irit Kaplan, Dvir Benedek, Alon Dahan, Shmulik Cohen, Levana Finkelstein, Togo Igawa
Produzione: Chilik Michaeli, Avraham Pirchi, Tami Leon, Oliver Simon, Daniel Baur
The Garden of Eden – Gan Eden (Giardino dell’Eden)
“The Garden of Eden” ritrae Gan HaShlosha, uno dei parchi più grandi e frequentati in Israele, conosciuto di solito come il “Sakhne”. Il film segue l’attività durante un anno catturando la bellezza del ciclo delle stagioni scoprendo storie umane, personali e collettive.
Yaacov, abbandonato da sua moglie si bagna per purificarsi; Athir, cerca di trovare le forze per andare alla ricerca di una vita migliore; Yael viene per rilassarsi e dimenticare i traumi della sua infanzia; Itzhak cerca rifugio e conforto nella freschezza dell’acqua.
Ran Tal ha creato un ritratto concreto e nello stesso tempo astratto che conquista l’occhio e il cuore del pubblico. Il film si è aggiudicato il premio per il Miglior Documentario al Festival di Gerusalemme 2012.
The Garden of Eden is a portrait of Gan HaShlosha, better known as “Sakhne” springs, one the largest and most popular parks in Israel. The film documents a year in the life of the park, capturing the beauty of the seasons and uncovering the human stories there, both personal and collective.
A trentasette anni, Miri, assistente di volo per la El Al, è già vedova due volte. La sua vita ordinata è sconvolta da un ragazzino cinese abbandonato, la cui madre immigrata è stata espulsa da Israele in modo sbrigativo. Il film è un toccante misto di commedia e dramma in cui due esseri umani così differenti l’uno dall’altro, così come lo possono essere Tel Aviv da Pechino, si fanno compagnia l’un l’altro in un viaggio straordinario che restituisce entrambi ad una vita piena di significato.
La regista del film si è laureata alla Beit Zvi School of Stage and Cinematic Arts ed oggi lavora anche come montatrice. Tra i suoi film spiccano il pluripremiato Crows e Tel Aviv Stories. Noodle, che ha preso dieci nominations per il premio dell’Israeli Film Academy, è stato presentato in molti festival internazionali, come il Festival di Haifa dove ha vinto il Premio della Critica e il Melbourne International Film Festival
At thirty-seven, Miri is a twice-widowed, El Al flight attendant. Her well-regulated existence is suddenly turned upside down by an abandoned Chinese boy whose migrant-worker mother has been suddenly deported from Israel. The film is a touching comic-drama in which two human beings – as different from each other as Tel Aviv is from Beijing – accompany each other on a remarkable journey, one that takes them both back to a meaningful life.
The film’s director graduated from the Beit Zvi School of Stage and Cinematic Arts and today she also works as an editor. Her filmography includes the multi-award winning productions Crows and Tel Aviv Stories. Noodle received ten nominations for the Israeli Film Academy awards and was presented at many international showcases, such as the Haifa International Film Festival (where it won the Critics’ Prize) and the Melbourne International Film Festival.
Anno: 2007
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 90
Lingua: Ebraico
Regia: Ayelet Menahemi
Sceneggiatura: Shemi Zarhin, Ayelet Menahemi
Montaggio: Einat Glaser-Zarhin
Fotografia: Itzik Portal
Musica: Aviv Aldema, Haim Ilfman
Cast: Mili Avital, Baoqi Chen, Anat Waxman, Alon Aboutboul, Iftach Klein,
Produzione: Norma Productions
Souvenirs – Souvenirim
Shahar è un regista disoccupato che vive grazie al sostegno di suo padre, Slaiman. Per dare una spinta al suo futuro professionale, l’anziano padre gli consiglia di fare un film sulla Brigata Ebraica, in cui si era arruolato durante la seconda guerra mondiale. Shahar non è entusiasta della proposta ma quando scopre che forse Slaiman ha lasciato in Olanda dei “souvenirs”, ovvero dei figli avuti da due donne, decide di fare il film con l’intenzione di ritrovare i discendenti sconosciuti del padre. I due partono sulle tracce della Brigata, iniziando il loro viaggio in Israele, proseguendo in Italia e in Germania ed arrivando sino in Olanda. Lo spettatore può così conoscere la vera storia della Brigata Ebraica. In parallelo però Shahar porta avanti la sua ricerca segreta per ritrovare questi suoi parenti dimenticati sino a fare una sconcertante scoperta…
Shahar Cohen rivela in questo suo primo documentario la sua capacità di dare un risvolto comico a un documentario che non glissa il confronto con la verità storica, anche se questa potrebbe essere ragione di imbarazzo.
Shahar is an unemployed film director who survives thanks to support from his father, Slaiman. To provide some stimulus for his son’s career, the old man suggests making a film about the Jewish Brigade, the military group he fought with in the Second World War. Shahar is not very keen on the idea but when he discovers that Slaiman may have left behind some “souvenirs” in the Netherlands, in the form of babies had with two Dutch girls, he decides to make the film, also to trace the descendants his father never met. They set off on the trail of the Brigade, starting from Israel then travelling to Italy, Germany and eventually Holland. This way the audience can learn the real story of the Jewish Brigade. In tandem, Shahar continues his secret search for his forgotten relatives, until he makes a disconcerting discovery…
Shahar Cohen’s first documentary reveals his ability to bring a comic touch to a film that does not shrink from the historical truth, even if it could be embarrassing.
Anno: 2006
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 75
Lingua: Ebraico
Regia: Shahar Cohen, Halil Efrat
Montaggio: Halil Efrat
Fotografia: Tomer Shani
Musica: Shai Bachar
Produzione: Sharon Shamir, Sirocco Productions
Watermarks – HaKoah Lishot (La forza di nuotare)
La forza di nuotare è la vicenda di queste sette donne, della squadra di nuoto del club “HaKoah” di Vienna. Le donne, che negli anni trenta del secolo scorso erano state delle giovani sportive in una Vienna ribelle e intellettuale, con lo scoppio della guerra si sono sparpagliate ai quattro angoli della terra. Non tutte sono rimaste in contatto. Tutte in compenso però hanno avuto una vita piena ed emozionante e continuano infine a praticare regolarmente il nuoto.
Yaron Zilberman, approdato al cinema insolitamente dal mondo del High Tech, ha fatto un film molto curato e adatto sia al grande schermo che alla televisione. Ha incontrato le donne a casa loro, in Israele, in Inghilterra e negli Stati Uniti, documentando la loro storia. In uno dei momenti culminanti del film, egli torna assieme a loro nella città dei sogni, da cui furono costrette a scappare sessantacinque anni prima, per nuotare insieme ancora una volta nella spettacolare piscina olimpionica.
The strength to swim binds these seven women from the swimming team at the “HaKoah” sports club in Vienna. In the 1930s, these women were young champions in a rebellious and intellectual Vienna, but when war broke out, they were scattered to the four corners of the earth. They did not all stay in touch, but they have all had a full and exciting life, and still swim regularly – even now.
Yaron Zilberman, who unusually came to the world of cinema via the high-tech industry, has made a very carefully constructed film suitable for both the big screen and for television. He met the women in their own homes in Israel, Britain and the USA, documenting their history. In one of the film’s climactic sequences, he returns with them to the City of Dreams from which they were forced to flee 65 years earlier, so they can swim together once more in the spectacular Olympic pool.
Anno: 2004
Nazione: Israele
Genere: Documentario
Durata: 90
Lingua: Ebraico
Regia: Yaron Zilberman
Montaggio: Ruben Kornfeld, Yuval Sher
Fotografia: Tom Horwitz
Musica: Uri Cane
Produzione: Yaron Zilberman, Philippa Kowarsky, Paul Rozenberg
Arik, un uomo di mezza età che vive in un kibbutz nel nord di Israele, non frequenta spesso sua figlia Nicole da quando lui e la sua ormai ex-moglie hanno divorziato. Quando viene invitato nella sua vecchia casa per celebrare il diciassettesimo compleanno della figlia, scopre che il nuovo compagno della sua ex, Amir, si è già trasferito con suo figlio. Cercando di trattenere il suo disappunto e comportarsi bene, si rende conto che non è facile per lui adattarsi a questa nuova situazione poco familiare.
Arik, a middle-aged man living in a Kibbutz in the north of Israel, hasn’t seen his daughter Nicole since he and his now ex-wife divorced. When he is invited to his old house to celebrate his daughter’s 17th birthday, he discovers that his ex’s new partner, Amir, has moved in with his son. Trying to restrain his disappointment and behave himself, he realises it’s not easy for him to fit in with this new, unfamiliar situation.
Anno: 2015
Nazione: Israele
Genere: Cortometraggio
Durata: 10
Lingua: Ebraico
Regia: Daniele Di Nepi
Sceneggiatura: Daniele Di Nepi
Montaggio: Avi Siman-Tov
Fotografia: Stas “Danny” Mindroul
Musica: Nuphar Fey
Cast: Daniel Moshes, Avi Tangi, Katelyn Fin’, Toovit Begun, Sahar Lev-Shomer
Produzione: Isak Kohaly, Daniele Di Nepi, Stas “Danny” Mindroul
Anni 70. Stefano è un fotografo trentenne ebreo. Per un reportage si trova nei pressi di Sabbioneta. Esplorando la cittadella e i suoi dintorni, in sella alla sua amata motocicletta, si imbatte in un cimitero ebraico abbandonato. Impressionato dal pessimo stato di conservazione decide istintivamente di prendere con se una delle lapidi e di portarla a Milano. Vuole salvarne almeno una a testimonianza della comunita’ ebraica di Sabbioneta che altrimenti rischierebbe di essere dimenticata per sempre. Nel momento stesso in cui Stefano carica la lapide sulla moto, fa la sua apparizione il fantasma del sepolto. Si tratta del signor Felice Leon Foa’ , morto sessantenne, che si presenta con una lunga barba bianca, cappello a bombetta e bastone da passeggio. Invisibile agli occhi del fotografo, Felice lo seguirà…
Il cortometraggio è ispirato a una storia vera che vede il padre della regista come protagonista. Felice nel Box è stato presentato all’Atlanta Jewish Film Festival, al Toronto Jewish Film Festival, al San Francisco Jewish Film Festival.
The 1970s. Stefano is a Jewish photographer in his thirties. He travels to the Sabbioneta area for work. In the saddle of his trusted motorcycle, he explores the city and its surroundings and comes across an abandoned Jewish cemetery. Shocked by the terrible state it is in, he instinctively decides to carry one of the tombstones with him to Milan. He wants to save at least one piece of proof to testify the existence of Sabbioneta’s Jewish community, which would otherwise be forgotten forever. As Stefano is loading the tombstone onto his motorbike, the spirit of the person originally buried beneath it appears. It is Felice Leon Foa’, who died in his sixties in the 18th century. He appears with a large white beard, a bowler hat and walking stick. Invisible to the photographer, Felice will follow him…
This short film is inspired by a true story involving the director’s own father. Felice nel Box was presented at the Atlanta Jewish Film Festival, the Toronto Jewish Film Festival and the San Francisco Jewish Film Festival.
Anno: 2015
Nazione: Italia
Genere: Cortometraggio
Durata: 24
Lingua: Italiano
Regia: Ghila Valabrega
Sceneggiatura: Ghila Valabrega, Jacopo Cannaziga
Montaggio: Iacopo Patierno
Fotografia: Alvise Tedesco
Musica: Michael Nielsen & Kaveh Cohen
Cast: Elia schilton, Aldo Stella, Jacqueline Flous, Miriam Camerino, Valentina Mandruzzato
Produzione: Ananim Production, Milano Loves You, Moving Image srl, Digital Solutions e Proedi Comunicazione
Luglio 2006. Leonardo Zuliani è scomparso. Da Trastevere la clamorosa notizia diventa vera e propria emergenza nazionale mentre un innumerevole gruppo di seguaci si accalca davanti alla casa del giovane attivista. La mamma è disperata, il quartiere paralizzato. Alla televisione ogni canale parla di lui, tutte le autorità esprimono la loro solidarietà alla famiglia. Molti non vogliono crederci, forse sperano sia un’altra delle sue trovate. Genio della comunicazione, fumettista di successo, stilista visionario, scrittore di grido, attivista dei diritti civili: ma chi è veramente Leonardo?
Con il genere cinematografico del “Mockumentary”, ovvero “falso documentario”, e con la satira, il regista Alberto Caviglia cerca di rispondere alla domanda: esiste ai giorni nostri una nuova chiave per parlare di antisemitismo in modo da coinvolgere e sensibilizzare su un tema così controverso?
Pecore in erba, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2015, affronta in modo geniale il tema dell’antisemitismo, attraverso la voce di personaggi reali e immaginari, rielaborando luoghi comuni e umorismo ebraico.
Il film si avvale della partecipazione straordinaria di numerose personaggi dello spettacolo e intellettuali quali Corrado Augias, Ferruccio De Bortoli, Elio, Fabio Fazio, Gipi, Linus, Giancarlo Magalli, Vittorio Sgarbi, Kasia Smutniak, Mara Venier.
July 2006. Leonardo Zuliani has vanished. The sensational news from the Trastevere district in Rome becomes a real national emergency, while a huge throng of his followers gathers outside the young activist’s house. His mother is desperate. The entire neighbourhood has ground to a halt. Every TV channel is talking about him and all the authorities express their solidarity with the family. Many don’t want to believe the news, perhaps preferring to think it is just another one of his stunts. A communication genius, successful comic strip artist, visionary fashion designer, cult author and human rights activist: but who is the real Leonardo?
Combining the “mockumentary” genre with satire, director Alberto Caviglia tries to answer the question: is there a new way of speaking about anti-Semitism nowadays, a way that truly engages people and raises their awareness about such a delicate topic? Pecore in erba, presented at the 2015 Venice Film Festival, uses a clever way to approach anti-Semitism, using real and imaginary characters, re-elaborating clichés and Jewish humour.
The film features cameos by a number of famous intellectuals and figures from the Italian world of entertainment, including Corrado Augias, Ferruccio De Bortoli, Elio, Fabio Fazio, Gipi, Linus, Giancarlo Magalli, Vittorio Sgarbi, Kasia Smutniak and Mara Venier.
Anno: 2015
Nazione: Italia
Genere: Mockumentary
Durata: 86
Lingua: Italiano
Regia: Alberto Caviglia
Sceneggiatura: Alberto Caviglia, Benedetta Grasso
Montaggio: Gianni Vezzosi
Fotografia: Andrea Locatelli
Musica: Pasquale Catalano
Cast: Davide Giordano, Anna Ferruzzo, Bianca Nappi, Omero Antonutti, Mimosa Campironi, Alberto Di Stasio, Paola Minaccioni, Carolina Crescentini, Vinicio Marchioni, Antonio Zavatteri, Massimo De Lorenzo, Francesco Pannofino
Produzione: Luigi Musini e Olivia Musini per On My Own s.r.l. e Paola e Ricky Levi – Distribuzione: Bolero Film
Sacred Sperm – Zera Kodesh (Sperma sacro)
Vice Versa – Ha’Hefech (A rovescio)
Vice Versa racconta la storia di un rapporto innocente tra un giovane studente ortodosso di Yeshiva (la scuola religiosa) e una ragazza di diciotto anni affetta da un tumore. La relazione tra i due diviene man mano sempre più intima e appassionata, sino a trascendere le regole della religione e della società.
Possiamo lasciarci alle spalle i nostri peccati? Tornare indietro nel tempo? E’ la domanda posta all’inizio di questo film, basato su un controverso racconto di Yehoshua Greenberg e brillantemente diretto dal fratello Amichai. Il film si è aggiudicato la menzione speciale al Religion Today Festival 2015.
Vice Versa is the story of an innocent relationship between a religious Yeshiva scholar and an 18-year-old cancer patient. Their relationship slowly becomes more intimate and passionate, to the point where it transcends the rules of religion and society.
Can we repent and leave our sins behind us? Can we go back in time? These questions are question posed at the start of this short drama based on a controversial novel by Yehoshua Greenberg, deftly directed by his brother Amichai. The film was awarded a Special Mention at the 2015 Religion Today Festival in Italy.
Anno: 2015
Nazione: Israele
Genere: Lungometraggio
Durata: 61
Lingua: Ebraico
Regia: Amichai Greenberg
Sceneggiatura: Amichai Greenberg
Montaggio: Aya Somech
Fotografia: Boaz Yehonatan Ya’akov
Musica: Nir Sabo
Cast: Galit Eshkoli
Produzione: Inbal Levi, Amichai Greenberg
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